
In "Il fidanzamento del signor Hire", la ragnatela del destino si stringe intorno all'innocente protagonista, sospettato a torto di un sanguinoso delitto, e nessuna presenza amica, carica di umanità e di ruvida comprensione, viene ad alleviare la sua solitudine. Un sovrappiù di crudeltà simenoniana introduce nel destino di Hire un momento, particolarmente straziante, di illusione amorosa; ma il "fidanzamento" dell'ometto con la florida lattaia, che sembra offrirsi a lui con insperata accondiscendenza, non è che l'ultima trappola di una vita grottesca votata allo scacco, all'insegna della disperazione.
Una trama ben orchestrata è quella di Georges Simenon che converge verso un finale imprevedibile eppure quasi inevitabile. Il signor Hire è un personaggio che non si fa dimenticare, è forse l'incarnazione del capro espiatorio perfetto. Non si può che fare il tifo per lui, anche se in parte lo si guarda con un misto di repulsione e disapprovazione.
Simenon, unico e originale, riesce a trasportare in questo romanzo una vita di solitudine, una passione vissuta attraverso lo sguardo da una finestra. Lento, malinconico, triste, un libro bello ma sconsigliato a chi è giù d'animo...
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