A curare la pubblicazione, in lingua inglese, con l'approvazione della famiglia dell'attore e regista, è la Cineteca di Bologna, a cui è stato affidato l'intero archivio Chaplin e che ha ritrovato il dattiloscritto.
fonte: Ansa
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
I curricula dei candidati, lo sanno bene tutti quelli che per lavoro ne ricevono a decine o centinaia al mese, sono spesso pasticciati, esagerati, pieni di ingenuità e di strafalcioni esilaranti. Raccolti in un libro, che negli ultimi anni ha raggiunto il successo, dal titolo "La mia azienda sta stirando le cuoia - mille curricula ridicula dell'Italia che cerca lavoro". L'editore è Sperling & Kupfer mentre l'autore si nasconde dietro lo pseudonimo di Consul Enza, sicuramente è un professionista della selezione del personale: uno di quelli che, nel gergo aziendale, vengono chiamati "cacciatori di teste".
Per anni ha diligentemente raccolto, tra le migliaia di risposte alle inserzioni di ricerca del personale, i curriculum più spiritosi e divertenti. Tutti rigorosamente autentici. Obiettivo: farne un best-seller della risata, sempre valido.
Villejuif è l'estrema periferia di Parigi: oltre, non
c'è che la campagna bianca di brina. È qui che la polizia ha rinvenuto il
cadavere di una prostituta. Solo un mostro può avere commesso un simile delitto.
E chi altri può essere, il Mostro, se non il signor Hire, che tutti scansano con
un brivido? Il signor Hire è piccolo, grasso, come se non fosse fatto né di
carne né di ossa. Sul suo viso cereo spiccano baffetti che sembrano disegnati
con la china. Tutti i suoi gesti hanno la rigida precisione di un cerimoniale.
E' davvero lui il colpevole? Solo nell'epilogo ogni interrogativo troverà
risposta, un epilogo nel quale tutto converge come per un disegno fatale, un
epilogo preparato, momento per momento, eppure indicibilmente atroce.
«Sono tante le facce di italiani perbene che mi tornano in mente. Facce stravolte, voci strozzate, gesti duri.
Fino ad allora Hajime aveva vissuto in un universo
abitato solo da lui: figlio unico quando, nel Giappone degli anni Cinquanta, era
rarissimo non avere fratelli o sorelle, aveva fatto della propria eccezionalità
una fortezza in cui nascondersi, un modo per zittire quella sensazione costante
di non essere mai li dove si vorrebbe veramente. Invece un giorno scopre che la
solitudine è solo un'abitudine, non un destino: lo capisce quando, a dodici
anni, stringe la mano di Shimamoto, una compagna di classe sola quanto lui,
forse di più: a distinguerla non c'è solo la condizione di figlia unica, ma
anche il suo incedere zoppicante, come se in quel passo faticoso e incerto ci
fosse tutta la sua difficoltà a essere una creatura di questo mondo. Quando
capisci che non sei destinato alla solitudine, che il tuo posto nel mondo è solo
là dove è lei, capisci anche un'altra cosa: che sei innamorato. Ma Hajime se ne
rende conto troppo tardi - è uno di quegli insegnamenti che si imparano solo con
l'esperienza - quando ormai la vita l'ha separato da lei. Come il dolore di un
arto fantasma, come una leggera zoppia esistenziale, Hajime diventerà uomo e
accumulerà amori, esperienze, dolori, errori, ma sempre con la consapevolezza
che la vita, la vita vera, non è quella che sta dissipando, ma quell'altra,
quella che sarebbe potuta essere con Shimamoto, quella in un altrove indefinito,
a sud del confine, a ovest del sole. Una vita che forse, venticinque anni dopo,
quando lei riappare dal nulla, diventerà realtà
.
Tutto ha un inizio, un centro e una fine, l’esistenza di ciascuno di noi è
destinata a seguire inesorabilmente questa parabola. Ce lo ripetono da sempre
gli storici, i filosofi e, a partire da una certa data, anche i romanzieri. A
ben guardare anche Haruki Murakami in "A sud del confine, a ovest del sole" si
serve dello spazio del romanzo per tratteggiare l’arco temporale di un’esistenza
- quella di Hajime - scandita metaforicamente da questi tre momenti. Eppure lo
scrittore giapponese ancora una volta va oltre, e sembra dirci che, indipendentemente dalla
possibilità che l’inizio e la fine possano ricongiungersi, ciò che davvero conta è il centro, lo spazio di tensione/estensione massima che la vita raggiunge e l'accumulo di esperienze che permette a ciascuno di riconfigurare la propria esistenza e attribuirle un significato diverso, nuovo, maturo.
"Follia" di Patrick McGrath è una grande storia di amore e di passione, malata, tra due persone condannate dalla vita, e nel contempo di morte, e della perversione
dell'occhio clinico che la osserva. Dall'interno di un tetro manicomio criminale
vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante
della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro
psichiatra, donna bella e silenziosa, che porta dentro di sé un vuoto profondo, alimentato da anni di insoddisfazione e sogni romantici, ed Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio dalla personalità forte e conturbante. Quando la donna incontrerà colui che diventerà poi il suo amante, il suo precario equilibrio si sfalderà piano piano e la porterà a sacrificare tutto ciò che desidera. Prevedibile la trama, che tuttavia tiene lì, attaccati alle pagine, perché - piaccia o meno - va a toccare le corde
più profonde, affascinanti e terribili; un po' meno prevedibile è invece il finale, in cui il lettore si trova a decidere se la "follia" che percorre il libro è solo nell'amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell'occhio clinico che lo racconta.