La poetica basata sul difficile rapporto tra corpo e anima è già stata trattata, anche in tempi non lontani, da diversi artisti. Il fascino dell'inedita rassegna fotografica, realizzata con le immagini di Michela Goretti, Carlo Ferrara, Laura Zinetti, e dei tre autori di CrazyClick (alias Paola Santoni, Germana Frizzi e Christian Rossi), interamente curata da Enrico Fuochi e dall'associazione culturale Art Vision, che verrà inaugurata sabato 17 novembre alle ore 17 presso la Galleria "Torre Mirana" - Palazzo Thun - di via Belenzani a Trento, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Trento e di Riva del Garda, sta non tanto nell'originalità della tematica trattata ma nell'interpretazione che ne viene data dai singoli autori. Che, nel difficile e delicato ruolo di curatore e autore, Enrico Fuochi ha selezionato dopo aver visionato e valutato la capacità interpretativa che emerge da alcune loro immagini.
"Il surrealismo in esse contenuto - spiega - ha fatto nascere in me l'idea di riunirle in una raccolta che, avvalendosi del medium fotografico, affronti una tematica indubbiamente impegnativa e che dia voce alle forze della fantasia, del sogno e dell'irrazionale. Sono fotografie in cui è manifesto il funzionamento reale del pensiero che, al di fuori di ogni vincolo razionale, estetico, morale, s'ispira all'inconscio dell'uomo. L'aver sviluppato questa mia idea, che ha portato ad assemblare la rassegna fotografica, è per me una sfida ai luoghi comuni. Il privilegiare l'aspetto concettuale, parlando del corpo inteso come figura e utilizzarlo come medium per indagare nel contempo l'anima attraverso le sue forme più velate, le sue attività, le sue posture, gli sguardi infantili e non, i giochi, le angosce, la sua voglia di evadere, è cosa non sempre presente nelle contemporanee rassegne".
E' così che nelle immagini dei singoli autori coinvolti nel progetto, il corpo è rappresentato sì come una semplice entità materiale ma anche come un'essenza che fa trasparire un'anima intesa solo come un palpabile ritratto interiore di un sentimento o di un desiderio, che a volte è vera utopia o visione onirica, ma che in ogni caso costituisce una costellazione di micro-narrazioni connesse tra loro da memoria episodica, gestuale o biografica.
"Questa rassegna rappresenta inoltre un originale percorso di approfondimento concettuale del rapporto tra l'etereo e il materiale - scrive il presidente del Consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti nella prefazione del catalogo - Gli scatti degli autori hanno infatti una valenza che rimanda anche al linguaggio della memoria della nostra storia dell'Autonomia. Una memoria che deve essere sempre rivitalizzata, rinforzata ed evocata su un piano di raccordo costante con la realtà di tutti i giorni. Il concetto di anima ci riporta ad una visione soggettiva dell'Io, quasi a simbolizzare il massimo grado di espressività laddove si unisce alla creatività degli altri".
La mostra fotografica "Il corpo e l'anima" rimarrà visitabile fino al 9 dicembre, con orario 16-19 da martedì a domenica.
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
lunedì 12 novembre 2018
"Il corpo e l'anima" - si inaugura a Trento la rassegna fotografica che esplora l'Io, tra sogno e realtà
Etichette:
anteprima,
arte,
autori,
cultura,
editoria,
emozioni,
fotografia,
immagini,
mostre,
presentazione,
riflessioni,
sogni,
storia,
tesoro,
vita
Kastellorizo, una mostra fotografica e i ringraziamenti di Salvatores per "L'Isola dell'Oblio" di Davide Pivetti
Sta destando curiosità la mostra fotografica "L'Isola dell'Oblio" ospitata in questi giorni alla galleria "Craffonara" di Riva del Garda (TN) dedicata alla piccola isola greca di Kastellorizo e al film Premio Oscar nel 1992 "Mediterraneo" (per la regia di Gabriele Salvatores; tra gli interpreti, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Claudio Bigagli, Ugo Conti, Giuseppe Cederna, Antonio Catania, Gigio Alberti ecc.).
La rassegna realizzata dal giornalista rivano Davide Pivetti - 40 immagini inedite e altrettanti brani dal copione originale del film - è stata inaugurata sabato 3 novembre alla presenza di un buon pubblico fatto di cinefili, "grecofili" e soci del circolo culturale "La Firma" che ospita l'iniziativa. Tra i presenti anche appassionati da altre regioni, l'amore per la minuscola e quasi sconosciuta isola greca è più diffuso di quanto si pensi.
Trecento le persone che hanno visitato la mostra nella prima settimana di apertura, nonostante maltempo e bassa stagione. Una curiosità, figlia del mondo social in cui anche gli eventi culturali sono ormai immersi: via Instagram è infatti arrivato un breve messaggio dal registra Gabriele Salvatores, autore del film, che ringrazia per l'iniziativa rivana anche "a nome dell'isola a importanza strategica zero", citando copione del film e sottotitolo della mostra.
L'allestimento si è arricchito di un'installazione con tre opere di Franco Pivetti ("La Grecia in tre vasi") interpretazione moderna dell'arte classica greca. E' la prima volta che padre e figlio partecipano ad un evento assieme.
"L'Isola dell'Oblio" resta visitabile fino al 28 novembre, tutti i giorni (10-12.30 e 14.30-17) ad ingresso libero.
La rassegna realizzata dal giornalista rivano Davide Pivetti - 40 immagini inedite e altrettanti brani dal copione originale del film - è stata inaugurata sabato 3 novembre alla presenza di un buon pubblico fatto di cinefili, "grecofili" e soci del circolo culturale "La Firma" che ospita l'iniziativa. Tra i presenti anche appassionati da altre regioni, l'amore per la minuscola e quasi sconosciuta isola greca è più diffuso di quanto si pensi.
Trecento le persone che hanno visitato la mostra nella prima settimana di apertura, nonostante maltempo e bassa stagione. Una curiosità, figlia del mondo social in cui anche gli eventi culturali sono ormai immersi: via Instagram è infatti arrivato un breve messaggio dal registra Gabriele Salvatores, autore del film, che ringrazia per l'iniziativa rivana anche "a nome dell'isola a importanza strategica zero", citando copione del film e sottotitolo della mostra.
L'allestimento si è arricchito di un'installazione con tre opere di Franco Pivetti ("La Grecia in tre vasi") interpretazione moderna dell'arte classica greca. E' la prima volta che padre e figlio partecipano ad un evento assieme.
"L'Isola dell'Oblio" resta visitabile fino al 28 novembre, tutti i giorni (10-12.30 e 14.30-17) ad ingresso libero.
Etichette:
autori,
cinema,
fotografia,
immagini,
miti,
mondo,
mostre,
personaggi,
presentazione,
storia,
vita
mercoledì 7 novembre 2018
"Pagine del Garda" - al via la 26a edizione della rassegna dell'editoria gardesana
Una settantina di editori per circa 1500 titoli, alcuni nuovissimi, altri normalmente introvabili, e un pubblico atteso di 3mila visitatori. Dopo la consueta anteprima di presentazioni librarie sul territorio -prossimi appuntamenti giovedì 8 e venerdì 9 novembre - s'inaugura sabato 10 novembre la 26ª edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell’editoria gardesana che si tiene al Casinò municipale di Arco fino a domenica 18 novembre, per l'organizzazione dell'associazione culturale Il Sommolago e del Comune di Arco.
Una rassegna dedicata all'attività editoriale che ha come tema la valorizzazione del territorio gardesano; un appuntamento che ancora una volta costituisce una preziosa vetrina per le realtà editoriali delle tre province che si affacciano sul lago di Garda e dei territori limitrofi, e in cui è possibile trovare, tra le altre, proposte di nicchia, originali e accattivanti.
La formula di «Pagine del Garda» rimane quella tradizionale: una settimana di mostra del libro, nel salone delle feste del Casinò municipale, dal 10 al 18 novembre, con un calendario di presentazioni librarie e di eventi collaterali, preceduta da un calendario di anteprima sul territorio, dal 3 al 9 novembre.
«Sommolago e Mnemoteca accanto al nostro Ufficio cultura sono i protagonisti di questa bella iniziativa - ha detto l'assessore comunale Stefano Miori in occasione della conferenza stampa di presentazione di ieri mattina - che rappresenta un momento importante per la nostra città e per l'editoria. Un appuntamento ampiamente consolidato e atteso che dà la ribalta all'editoria, parte importante della cultura, che crea oggetti preziosi, i libri, che rimangono a disposizione di tutti».
«La rassegna è realizzata grazie alla collaborazione di diverse realtà culturali del nostro territorio -ha detto Romano Turrini- dentro una rete di associazioni, ognuna con la sua specificità. Il nostro impegno è offrire una varietà di stimoli che faccia della rassegna l'occasione per un approfondimento rivolto a interessi molteplici». «Una rete, quella dei soggetti culturali che collaborano all'organizzazione di Pagine del Garda, in continua crescita -ha detto Giancarla Tognoni- e che ha creato una sorta di soggetto culturale plurale e un'attività che dura tutto l'anno, con proposte che saranno organizzate anche al di fuori della rassegna. Una bella collaborazione che sta portando alla cultura frutti importanti».
IL PROGRAMMA:
Presentazioni librarie – anteprime:
Giovedì 8 novembre Arco, auditorium di Palazzo dei Panni, ore 15 "Sguardi-Tra le note dei giorni, il fluire della vita" di Micaela Bertoldi Edizioni del Faro. Presentazione a cura dell’autrice in collaborazione con Lega Vita Serena
Venerdì 9 novembre 2018 Arco, Centro giovani intercomunale Cantiere 26, via Paolina Caproni Maini, ore 20.30 "Femminile plurale. Genealogie (tre generazioni di donne a confronto)". Videonarrazione, libro e mostra fotografica a cura della Mnemoteca del Basso Sarca. Col sostegno del Piano Giovani di Zona Pagine del Garda
Mostra del libro:
Dal 10 al 18 novembre al Casinò municipale, di Arco. Tutti i giorni con ingresso libero, orario dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30; sabato 10 novembre solo il pomeriggio.
Presentazioni librarie nell’ambito della mostra del libro:
Sabato 10 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16. Inaugurazione della 26esima rassegna dell’editoria gardesana Pagine del Garda. A seguire "La demolizione del dazio di Tempesta nel 1768. Episodio di storia giudicariese" di don Ernesto Lorenzi (1924) Edizioni Centro Studi Judicaria. Trascrizione e presentazione a cura di Tullio Pasquali e Graziano Riccadonna.
Domenica 11 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "I saggi del primo numero della rivista Il Sommolago, anno 2018" di Paolo Boccafoglio, Carol Paissan, Guido Trebo, Romano Turrini. Presentazione a cura degli autori.
Giovedì 15 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 15 "Dro e Ceniga. Cinque chiese, una comunità" di Romano Turrini Edizioni Il Sommolago. Presentazione a cura dell’autore in collaborazione con Lega Vita Serena.
Venerdì 16 novembre Arco, Casinò municipale, atrio e sala consiliare, ore 16 "Camillo Zucchelli, architettura tra cielo e terra". Visita guidata alla mostra fotografica di Primo Cassol a cura di Mattia Riccadonna a seguire Omaggio a Camillo Zucchelli, architetto e urbanista. Conferenza nel ventennale della scomparsa.
Sabato 17 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "Exempla Virtutis. La pittura gotica sacra nel Sommolago" di Marianna Raffaelli Edizioni Centro Studi Judicaria. Presentazione a cura dell’autrice.
Domenica 18 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "Vittorio Fiorio. Memorie della guerra mondiale dal 18 aprile 1916 al 18 dicembre 1919. Volume II" a cura di Gianluigi Fait Edizioni Il Sommolago, Museo Alto Garda Presentazione dell’autore e di Mauro Grazioli.
c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva
Una rassegna dedicata all'attività editoriale che ha come tema la valorizzazione del territorio gardesano; un appuntamento che ancora una volta costituisce una preziosa vetrina per le realtà editoriali delle tre province che si affacciano sul lago di Garda e dei territori limitrofi, e in cui è possibile trovare, tra le altre, proposte di nicchia, originali e accattivanti.
La formula di «Pagine del Garda» rimane quella tradizionale: una settimana di mostra del libro, nel salone delle feste del Casinò municipale, dal 10 al 18 novembre, con un calendario di presentazioni librarie e di eventi collaterali, preceduta da un calendario di anteprima sul territorio, dal 3 al 9 novembre.
«Sommolago e Mnemoteca accanto al nostro Ufficio cultura sono i protagonisti di questa bella iniziativa - ha detto l'assessore comunale Stefano Miori in occasione della conferenza stampa di presentazione di ieri mattina - che rappresenta un momento importante per la nostra città e per l'editoria. Un appuntamento ampiamente consolidato e atteso che dà la ribalta all'editoria, parte importante della cultura, che crea oggetti preziosi, i libri, che rimangono a disposizione di tutti».
«La rassegna è realizzata grazie alla collaborazione di diverse realtà culturali del nostro territorio -ha detto Romano Turrini- dentro una rete di associazioni, ognuna con la sua specificità. Il nostro impegno è offrire una varietà di stimoli che faccia della rassegna l'occasione per un approfondimento rivolto a interessi molteplici». «Una rete, quella dei soggetti culturali che collaborano all'organizzazione di Pagine del Garda, in continua crescita -ha detto Giancarla Tognoni- e che ha creato una sorta di soggetto culturale plurale e un'attività che dura tutto l'anno, con proposte che saranno organizzate anche al di fuori della rassegna. Una bella collaborazione che sta portando alla cultura frutti importanti».
IL PROGRAMMA:
Presentazioni librarie – anteprime:
Giovedì 8 novembre Arco, auditorium di Palazzo dei Panni, ore 15 "Sguardi-Tra le note dei giorni, il fluire della vita" di Micaela Bertoldi Edizioni del Faro. Presentazione a cura dell’autrice in collaborazione con Lega Vita Serena
Venerdì 9 novembre 2018 Arco, Centro giovani intercomunale Cantiere 26, via Paolina Caproni Maini, ore 20.30 "Femminile plurale. Genealogie (tre generazioni di donne a confronto)". Videonarrazione, libro e mostra fotografica a cura della Mnemoteca del Basso Sarca. Col sostegno del Piano Giovani di Zona Pagine del Garda
Mostra del libro:
Dal 10 al 18 novembre al Casinò municipale, di Arco. Tutti i giorni con ingresso libero, orario dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30; sabato 10 novembre solo il pomeriggio.
Presentazioni librarie nell’ambito della mostra del libro:
Sabato 10 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16. Inaugurazione della 26esima rassegna dell’editoria gardesana Pagine del Garda. A seguire "La demolizione del dazio di Tempesta nel 1768. Episodio di storia giudicariese" di don Ernesto Lorenzi (1924) Edizioni Centro Studi Judicaria. Trascrizione e presentazione a cura di Tullio Pasquali e Graziano Riccadonna.
Domenica 11 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "I saggi del primo numero della rivista Il Sommolago, anno 2018" di Paolo Boccafoglio, Carol Paissan, Guido Trebo, Romano Turrini. Presentazione a cura degli autori.
Giovedì 15 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 15 "Dro e Ceniga. Cinque chiese, una comunità" di Romano Turrini Edizioni Il Sommolago. Presentazione a cura dell’autore in collaborazione con Lega Vita Serena.
Venerdì 16 novembre Arco, Casinò municipale, atrio e sala consiliare, ore 16 "Camillo Zucchelli, architettura tra cielo e terra". Visita guidata alla mostra fotografica di Primo Cassol a cura di Mattia Riccadonna a seguire Omaggio a Camillo Zucchelli, architetto e urbanista. Conferenza nel ventennale della scomparsa.
Sabato 17 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "Exempla Virtutis. La pittura gotica sacra nel Sommolago" di Marianna Raffaelli Edizioni Centro Studi Judicaria. Presentazione a cura dell’autrice.
Domenica 18 novembre Arco, Casinò municipale, sala consiliare, ore 16 "Vittorio Fiorio. Memorie della guerra mondiale dal 18 aprile 1916 al 18 dicembre 1919. Volume II" a cura di Gianluigi Fait Edizioni Il Sommolago, Museo Alto Garda Presentazione dell’autore e di Mauro Grazioli.
c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva
martedì 30 ottobre 2018
Torna la Biblionotte di Halloween
Dopo il successo della prima edizione, l'anno scorso, torna la Biblionotte di Halloween: mercoledì 31 ottobre a partire dalle 20.45 nella biblioteca civica «Bruno Emmert»di Arco (TN) un laboratorio creativo, letture animate, l'esplorazione delle sale della biblioteca, e a mezzanotte il brindisi con una calda tazza di tisana, prima di infilarsi nel sacco a pelo.
Alle 7 del mattino tutti in piedi per la colazione, e alle 8.30 l'arrivo dei genitori.
La partecipazione è gratuita su prenotazione (telefono 0464 516115). La proposta è rivolta a bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni (dalla seconda alla quarta elementare). Sono richiesti: sacco a pelo, pigiama e ciabatte, tazza e cucchiaino per le bevande (tisana e colazione) e, se gradito, il peluche preferito. Facoltativa la torcia elettrica.
giovedì 18 ottobre 2018
La sostenibilità alimentare raccontata da giornalisti, fotografi, videoreporter, storyteller: ecco i finalisti del Premio Barilla & Thomson Reuters
La Thomson Reuters Foundation e il Barilla Center for Food and Nutrition hanno annunciato i finalisti del Media Sustainability Food Award 2018, un premio che mira a valorizzare il lavoro svolto da parte di giornalisti professionisti e talenti emergenti provenienti da tutto il mondo sul tema delle sfide del sistema alimentare globale.
Una giuria di esperti - composta da professionisti di spicco nel campo del giornalismo, della fotografia, delle politiche alimentari, della sostenibilità agricola e della ricerca - ha selezionato un totale di 12 finalisti nelle 4 categorie di premi; giornalismo e multimedia, sia pubblicati che inediti, basati su una serie di criteri tra cui la sostanza, l'originalità e la creatività.
I vincitori saranno annunciati in occasione del 9 ° “Forum internazionale su Alimenti e Nutrizione” del Barilla Center for Food and Nutrition il 27 novembre prossimo.
Per visualizzare i lavori dei finalisti, clicca qui
Una giuria di esperti - composta da professionisti di spicco nel campo del giornalismo, della fotografia, delle politiche alimentari, della sostenibilità agricola e della ricerca - ha selezionato un totale di 12 finalisti nelle 4 categorie di premi; giornalismo e multimedia, sia pubblicati che inediti, basati su una serie di criteri tra cui la sostanza, l'originalità e la creatività.
I vincitori saranno annunciati in occasione del 9 ° “Forum internazionale su Alimenti e Nutrizione” del Barilla Center for Food and Nutrition il 27 novembre prossimo.
Per visualizzare i lavori dei finalisti, clicca qui
Etichette:
autori,
comunicazione,
concorsi,
economia,
fotografia,
futuro,
giornalismo,
informazione,
media,
mondo,
premi,
scienza,
società,
video,
vita,
web
martedì 2 ottobre 2018
"La ragazza con la Leica" delude le aspettative degli appassionati di fotografia
Di farcelo piacere, ci abbiamo provato. Attirati forse più dal titolo, dall'immagine di copertina, dalla trama, e soprattutto dai protagonisti, da “quei” protagonisti in particolare, dalle loro vicende, personali e storiche, che il trascorrere del tempo li ha poi resi delle leggende. Amate, criticate, studiate, invidiate, analizzate sotto ogni profilo, fino alla paranoia - ma pur sempre leggende.
Ci abbiamo provato sì, a farcelo piacere - carichi anche di quelle aspettative che nascono spontanee quando un libro viene eletto vincitore di uno dei maggiori premi letterari italiani, o quando, da dietro le quinte, fa capolino l'ufficiale benedizione dell'agenzia Magnum.
Dicevamo, ci abbiamo provato ma - ahimè - senza successo. Anzi. Molti di noi, appassionati di fotografia, “La ragazza della Leica”, ovvero il romanzo biografo sulla figura di Gerta Pohorylle, alias Gerda Taro, uscito dalla penna di Helena Janeczek, primo classificato all'edizione 2018 dello “Strega”, l'hanno abbandonato sul comodino. O, nel migliore dei casi, letto sì fino in fondo, ma con gran poco entusiasmo, combattuti tra il desiderio di approfondire la conoscenza di un personaggio così affascinante come quello della compagna di Robert Capa, troppo spesso offuscato dall'immagine di colui che lei stessa “creò”, e la noia indotta da un romanzo difficile da leggere, e quindi da apprezzare.
La scrittura ci è risultata il più delle volte ostica, non solo per via del linguaggio usato dall'autrice ma anche per l'idea di far raccontare la vita di Gerda Taro dal punto di vista di tre differenti personaggi. Quel che è ne emerso, tra le pagine, è stata - prepotente - la figura di una donna coraggiosa, ribelle, sensuale, libera, vitale e spensierata, adorata senza riserve dalle voci narranti, e forse proprio per questo anche fin troppo idealizzata e stereotipata, almeno nell'immaginario collettivo, quando invece gran poco ancora una volta è stato riportato sulla sua reale personalità, sia nella vita privata che nel lavoro.
Di ciò che la Janeczek alla fine racconta di Gerda Taro dunque, è secondo noi non tanto un ritratto veritiero su questa emblematica figura, così significativa per la fotografia e il giornalismo del secolo scorso, morta in un incidente stupido e crudele in una guerra che, con le sue immagini, lei per prima avrebbe voluto vincere per tutti gli amici e compagni (che è forse ciò che ci saremmo aspettati, considerato che il romanzo, per definizione un lavoro di immaginazione, è innanzitutto frutto di una corposa indagine storica), quanto semmai il santino rivoluzionario di un'eroina antifascista caduta, sul campo, a soli 27 anni. Insomma, senza nulla togliere all'opera di ricerca di Helena Janeczek, viste le premesse ci saremmo aspettati qualcosa di meglio, qualcosa di più fruibile.
by me per FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche - Dipartimento social
Ci abbiamo provato sì, a farcelo piacere - carichi anche di quelle aspettative che nascono spontanee quando un libro viene eletto vincitore di uno dei maggiori premi letterari italiani, o quando, da dietro le quinte, fa capolino l'ufficiale benedizione dell'agenzia Magnum.
Dicevamo, ci abbiamo provato ma - ahimè - senza successo. Anzi. Molti di noi, appassionati di fotografia, “La ragazza della Leica”, ovvero il romanzo biografo sulla figura di Gerta Pohorylle, alias Gerda Taro, uscito dalla penna di Helena Janeczek, primo classificato all'edizione 2018 dello “Strega”, l'hanno abbandonato sul comodino. O, nel migliore dei casi, letto sì fino in fondo, ma con gran poco entusiasmo, combattuti tra il desiderio di approfondire la conoscenza di un personaggio così affascinante come quello della compagna di Robert Capa, troppo spesso offuscato dall'immagine di colui che lei stessa “creò”, e la noia indotta da un romanzo difficile da leggere, e quindi da apprezzare.
La scrittura ci è risultata il più delle volte ostica, non solo per via del linguaggio usato dall'autrice ma anche per l'idea di far raccontare la vita di Gerda Taro dal punto di vista di tre differenti personaggi. Quel che è ne emerso, tra le pagine, è stata - prepotente - la figura di una donna coraggiosa, ribelle, sensuale, libera, vitale e spensierata, adorata senza riserve dalle voci narranti, e forse proprio per questo anche fin troppo idealizzata e stereotipata, almeno nell'immaginario collettivo, quando invece gran poco ancora una volta è stato riportato sulla sua reale personalità, sia nella vita privata che nel lavoro.
Di ciò che la Janeczek alla fine racconta di Gerda Taro dunque, è secondo noi non tanto un ritratto veritiero su questa emblematica figura, così significativa per la fotografia e il giornalismo del secolo scorso, morta in un incidente stupido e crudele in una guerra che, con le sue immagini, lei per prima avrebbe voluto vincere per tutti gli amici e compagni (che è forse ciò che ci saremmo aspettati, considerato che il romanzo, per definizione un lavoro di immaginazione, è innanzitutto frutto di una corposa indagine storica), quanto semmai il santino rivoluzionario di un'eroina antifascista caduta, sul campo, a soli 27 anni. Insomma, senza nulla togliere all'opera di ricerca di Helena Janeczek, viste le premesse ci saremmo aspettati qualcosa di meglio, qualcosa di più fruibile.
by me per FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche - Dipartimento social
Etichette:
al femminile,
autori,
fotografia,
generi,
giornalismo,
lettori,
libri,
personaggi,
recensioni,
storia,
vita
martedì 3 luglio 2018
Sei un giovane fotografo e hai un progetto nel cassetto? Ecco il concorso che fa per te!
Hai meno di 30 anni e nel tuo cassetto c'è un progetto fotografico che racconta di "Diritti e conflitti"? E' giunto il momento di usarlo! Hai tempo fino al 15 luglio per partecipare alla 6° edizione della Biennale dei giovani fotografi italiani, organizzata dal CIFA-Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (AR) in collaborazione con FIAF-Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e riservata ai giovani fotografi nati a partire dal 01/01/1988, sia con iscrizione individuale (sezione A) che attraverso Scuole di fotografia (sezione B).
Tema della Biennale è, appunto, "Diritti e conflitti - Lavoro, casa, salute, istruzione: il ridimensionamento dello stato sociale".
La partecipazione è gratuita e non è necessario essere soci FIAF. Agli autori selezionati la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche garantirà un contributo economico fino ad un massimo di 200 euro per l’allestimento della propria mostra/istallazione e ampia visibilità sui media e canali social nazionali.
Il bando di concorso è scaricabile a questo link: www.centrofotografia.org/informations/attivita/189
Tema della Biennale è, appunto, "Diritti e conflitti - Lavoro, casa, salute, istruzione: il ridimensionamento dello stato sociale".
La partecipazione è gratuita e non è necessario essere soci FIAF. Agli autori selezionati la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche garantirà un contributo economico fino ad un massimo di 200 euro per l’allestimento della propria mostra/istallazione e ampia visibilità sui media e canali social nazionali.
Il bando di concorso è scaricabile a questo link: www.centrofotografia.org/informations/attivita/189
Etichette:
arte,
autori,
comunicazione,
concorsi,
fotografia,
generi,
giovani,
immagini,
mondo,
mostre,
premi,
racconti,
riflessioni,
social net,
società,
vita
giovedì 14 giugno 2018
Al Forte delle Benne di Levico, il Convegno Regionale dei Circoli Fotografici del Trentino Alto Adige con le mostre di FIAF, workshop e set fotografici
Sarà ospitato nella splendida cornice del Forte Colle delle Benne di Levico, domenica 17 giugno, il
Convegno Regionale dei Circoli Fotografici presenti nelle province di Trento e Bolzano, organizzato
quest'anno dal Gruppo Fotoamatori Pergine con la coordinazione del Delegato Regionale di FIAF
(Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) Fabrizio Giusti.
Un'intera giornata di attività culturali e di confronto, aperta a tutti, che a partire dalle ore 10 richiamerà al Forte i presidenti di circolo con i relativi associati, così come tanti fotoamatori - principianti e provetti - che qui avranno occasione di interagire fra loro, sbizzarrirsi con l'attrezzatura e dar sfogo a creatività e vena artistica.
«Scopo dei convegni, che ogni anno richiamano i fotoamatori di tutta Italia, è fare il punto della situazione delle attività che capillarmente vengono svolte in ogni regione - spiega Fabrizio Giusti - ma anche divulgare i programmi e i progetti promossi da FIAF (la Federazione nazionale raccoglie a sé più di 550 circoli e coinvolge oltre 45mila appassionati!), incentivare l'organizzazione di iniziative a favore della fotografia amatoriale, anche di tipo collettivo, verificare l'avanzamento dei lavori dei singoli sodalizi, promuovere la diffusione e la crescita della cultura fotografica su tutto il territorio».
In Trentino Alto Adige i Circoli Fotografici sono in tutto una quindicina, di cui sette quelli affiliati a FIAF; i soci sono oltre 500 mentre incalcolabile è il numero di coloro che, per passione, interesse, o semplice curiosità, si avvicinano ogni anno al mondo della fotografia amatoriale. Ecco dunque che il Convegno Regionale, aperto a tutti, iscritti FIAF e non, rappresenta un'opportunità per condividere una passione comune oltre che un coinvolgente momento di formazione-informazione culturale.
A dare il via al ricco programma di lavori, una conferenza con workshop dal titolo «Non solo sassi» a cura di Alberto Bregani - fotografo, scrittore, comunicatore, considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero. Quindi set fotografici in ambiente interno/esterno con modelle, con la partecipazione di Emily Eccel, già Miss Cotonella per il Trentino Alto Adige; un incontro con i fotoamatori 2.0; l'inaugurazione della mostra «La Famiglia In Italia» realizzata con le opere regionali partecipanti al progetto collettivo nazionale messo a punto da FIAF in collaborazione con FujiFilm in occasione del 70° anniversario di fondazione (esposizione che in contemporanea verrà inaugurata in altre 150 città italiane), e della mostra con i migliori scatti realizzati dai soci dei Circoli locali; la proclamazione della «Foto dell'Anno 2018 del Trentino Alto Adige».
Tutte le attività sono aperte e gratuite. Info sul sito www.fotoamatoripergine.it/convegno2018 .
Un'intera giornata di attività culturali e di confronto, aperta a tutti, che a partire dalle ore 10 richiamerà al Forte i presidenti di circolo con i relativi associati, così come tanti fotoamatori - principianti e provetti - che qui avranno occasione di interagire fra loro, sbizzarrirsi con l'attrezzatura e dar sfogo a creatività e vena artistica.
«Scopo dei convegni, che ogni anno richiamano i fotoamatori di tutta Italia, è fare il punto della situazione delle attività che capillarmente vengono svolte in ogni regione - spiega Fabrizio Giusti - ma anche divulgare i programmi e i progetti promossi da FIAF (la Federazione nazionale raccoglie a sé più di 550 circoli e coinvolge oltre 45mila appassionati!), incentivare l'organizzazione di iniziative a favore della fotografia amatoriale, anche di tipo collettivo, verificare l'avanzamento dei lavori dei singoli sodalizi, promuovere la diffusione e la crescita della cultura fotografica su tutto il territorio».
In Trentino Alto Adige i Circoli Fotografici sono in tutto una quindicina, di cui sette quelli affiliati a FIAF; i soci sono oltre 500 mentre incalcolabile è il numero di coloro che, per passione, interesse, o semplice curiosità, si avvicinano ogni anno al mondo della fotografia amatoriale. Ecco dunque che il Convegno Regionale, aperto a tutti, iscritti FIAF e non, rappresenta un'opportunità per condividere una passione comune oltre che un coinvolgente momento di formazione-informazione culturale.
A dare il via al ricco programma di lavori, una conferenza con workshop dal titolo «Non solo sassi» a cura di Alberto Bregani - fotografo, scrittore, comunicatore, considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero. Quindi set fotografici in ambiente interno/esterno con modelle, con la partecipazione di Emily Eccel, già Miss Cotonella per il Trentino Alto Adige; un incontro con i fotoamatori 2.0; l'inaugurazione della mostra «La Famiglia In Italia» realizzata con le opere regionali partecipanti al progetto collettivo nazionale messo a punto da FIAF in collaborazione con FujiFilm in occasione del 70° anniversario di fondazione (esposizione che in contemporanea verrà inaugurata in altre 150 città italiane), e della mostra con i migliori scatti realizzati dai soci dei Circoli locali; la proclamazione della «Foto dell'Anno 2018 del Trentino Alto Adige».
Tutte le attività sono aperte e gratuite. Info sul sito www.fotoamatoripergine.it/convegno2018 .
Etichette:
autori,
comunicazione,
cultura,
eventi,
fotografia,
immagini,
mostre,
natura,
social net,
società,
tecnologia
giovedì 31 maggio 2018
"Feed the Change 2.0" - dagli studenti dell'Alberghiera una mostra fotografica sui disturbi alimentari
Un tema delicato, doloroso e più attuale di quel che si pensi, affrontato con un linguaggio semplice, diretto, immediato, mai invasivo né biasimevole, da chi, con quel tema, molto spesso è chiamato a confrontarsi - per via dell'età, la più bella e la più critica, per via di quegli sguardi cui una professione può alle volte portare ad avere un occhio di riguardo.
E' l'ampia sfera dei disturbi alimentari quella trattata nel progetto "Feed the Change 2.0" elaborato dagli studenti delle classi quinte del Centro di formazione professionale-Alberghiero di Riva del Garda, che attraverso un percorso fotografico sviluppato durante l'attività didattica sulla piattaforma più amata e usata dai giovani, Instagram, hanno sapientemente costruito una mostra vera e propria, restituita in questi giorni sia ai compagni di scuola che alla comunità altogardesana e trentina.
Mettendosi in gioco in prima persona, i ragazzi hanno prodotto un sapiente ed indovinato mix di contributi video, di didascalici spunti di riflessione, di immagini chiare e dirette, di figure simboliche, con l'intento di invitare il visitatore - adolescente o adulto che sia - a soffermarsi sia sugli aspetti sociali che su quelli sanitari di anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata, senza tuttavia dimenticare mai di focalizzare l'attenzione sulle fragilità, sulla solitudine, sulle insicurezze e su tutte quelle emozioni che costituiscono il bagaglio con cui i giovani di oggi devono con-vivere.
La bontà del progetto, cui va tutto il mio plauso per l'idea e la realizzazione, può essere riassunta in un intelligente messaggio di speranza e bellezza che dimostra quanto le nuove generazioni siano capaci di generare grazie agli strumenti 2.0, loro congeniali, e al fiducioso appoggio del mondo degli adulti - un messaggio che faccio mio e rilancio in rete a quanti vogliano condividere, riconoscendosi nelle parole: "Migliorare è sempre possibile ma è bene anche imparare ad amarsi e accettarsi!"
E' l'ampia sfera dei disturbi alimentari quella trattata nel progetto "Feed the Change 2.0" elaborato dagli studenti delle classi quinte del Centro di formazione professionale-Alberghiero di Riva del Garda, che attraverso un percorso fotografico sviluppato durante l'attività didattica sulla piattaforma più amata e usata dai giovani, Instagram, hanno sapientemente costruito una mostra vera e propria, restituita in questi giorni sia ai compagni di scuola che alla comunità altogardesana e trentina.
Mettendosi in gioco in prima persona, i ragazzi hanno prodotto un sapiente ed indovinato mix di contributi video, di didascalici spunti di riflessione, di immagini chiare e dirette, di figure simboliche, con l'intento di invitare il visitatore - adolescente o adulto che sia - a soffermarsi sia sugli aspetti sociali che su quelli sanitari di anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata, senza tuttavia dimenticare mai di focalizzare l'attenzione sulle fragilità, sulla solitudine, sulle insicurezze e su tutte quelle emozioni che costituiscono il bagaglio con cui i giovani di oggi devono con-vivere.
La bontà del progetto, cui va tutto il mio plauso per l'idea e la realizzazione, può essere riassunta in un intelligente messaggio di speranza e bellezza che dimostra quanto le nuove generazioni siano capaci di generare grazie agli strumenti 2.0, loro congeniali, e al fiducioso appoggio del mondo degli adulti - un messaggio che faccio mio e rilancio in rete a quanti vogliano condividere, riconoscendosi nelle parole: "Migliorare è sempre possibile ma è bene anche imparare ad amarsi e accettarsi!"
Etichette:
fotografia,
giovani,
immagini,
informazione,
moda,
mondo,
mostre,
presentazione,
recensioni,
riflessioni,
saggezza,
scuola,
social net,
società,
tecnologia,
video,
vita,
web
martedì 15 maggio 2018
"La lista di Candido" - ovvero la storia di una fabbrica tra magnesia, amianto e lavoro
Venerdì 18 maggio alle 18.00 al Museo di Riva del Garda avranno luogo l'inaugurazione della mostra e la presentazione del libro "La lista di Candido. I lavoratori della Collotta & Cis di Molina di Ledro tra magnesia, amianto e lavoro", frutto di una ricerca storica, socio-economica e sanitaria realizzata nel corso degli ultimi due anni dall'associazione Araba Fenice in collaborazione con il medico Giuseppe Parolari e il Circolo Fotoamatori Valle di Ledro, da cui è nato un volume di oltre duecento pagine edito da MAG-Museo Alto Garda che ripercorre la storia della fabbrica Collotta Cis & Figli di Molina, attiva tra il 1900 e il 1979, e di tutto ciò che riguarda l’epopea "della magnesia” in Valle di Ledro.
Data la preziosa quantità di materiali raccolti nel corso della ricerca e la disponibilità di una rilevante documentazione fotografica sia storica che contemporanea, si è voluto rendere conto di questo importante spaccato di storia industriale e umana anche attraverso una mostra, nella quale verrà esposta una parte significativa di materiali documentali e fotografici, di video-interviste e reperti raccolti, affiancati da un percorso fotografico contemporaneo realizzato dal Circolo Fotoamatori Valle di Ledro e curato da Luca Chistè.
Domenica 20 maggio sono previste invece due visite guidate gratuite alla mostra, alle 14.00 e alle 16.00, in occasione dell'iniziativa "Palazzi Aperti".
La mostra rimarrà poi visitabile fino all'8 luglio 2018.
Data la preziosa quantità di materiali raccolti nel corso della ricerca e la disponibilità di una rilevante documentazione fotografica sia storica che contemporanea, si è voluto rendere conto di questo importante spaccato di storia industriale e umana anche attraverso una mostra, nella quale verrà esposta una parte significativa di materiali documentali e fotografici, di video-interviste e reperti raccolti, affiancati da un percorso fotografico contemporaneo realizzato dal Circolo Fotoamatori Valle di Ledro e curato da Luca Chistè.
Domenica 20 maggio sono previste invece due visite guidate gratuite alla mostra, alle 14.00 e alle 16.00, in occasione dell'iniziativa "Palazzi Aperti".
La mostra rimarrà poi visitabile fino all'8 luglio 2018.
Etichette:
anteprima,
arte,
autori,
cultura,
emozioni,
fotografia,
immagini,
informazione,
libri,
mostre,
riflessioni,
saggistica,
società,
storia,
vita
domenica 6 maggio 2018
Pure il romanzo di guerra di Danilo Fia al Salone del libro di Torino 2018
La storia dei nostri nonni, quella della chiamata alle armi, della partenza per il fronte, della dura vita patita dai soldati dell’Impero austro-ungarico in terra galizia, della prigionia, della liberazione e del ritorno a casa, condensata in un volume di un centinaio di pagine, che vuole riportare a galla l'esperienza di un giovane trentino che, dopo aver vissuto l'inferno della Prima guerra mondiale, grazie all’aiuto e all’amore di una donna riesce a trovare dentro sé il desiderio di rinascere.
Si intitola «Prea» e prende il nome dal promontorio situato a sud di Dro il nuovo libro di Danilo Fia, classe 1963, noto avvocato altogardesano, che dopo l'esordio del 2015 con «Quelli del PX» torna ora a proporsi al pubblico con un nuovo romanzo, edito per BookSprint Edizioni. Un racconto piacevole e incalzante, costruito su vicende storiche reali che rimandano il lettore al conflitto che un secolo fa vide l'Impero austro-ungarico scontrarsi con il Regno di Serbia e al quale furono costretti partecipare anche i giovani uomini trentini.
Vari sono gli argomenti trattati, tutti con dovizia di particolari, frutto di una ricerca storica approfondita che rimanda il lettore ad una bibliografia essenziale e ad un eventuale approfondimento. Attraverso uno spaccato di vita, l'autore percorre un cammino di conoscenza delle nostre radici, con il desiderio di far conoscere quella cultura e quel particolare momento storico che segnarono la nostra terra e i nostri progenitori. Il testo è scritto con una cifra stilistica lineare, chiara e diretta, senza artifici retorici o di parte; in esso traspare la personalità poliedrica di Fia, il suo grande interesse per la storia e le tradizioni del territorio. Le testimonianze, attentamente descritte, fanno rivivere nuove e vecchie emozioni, il passato restituisce una parte di sé, forse quella più intima e custodita alla memoria dei focolari domestici dei nostri nonni e padri, e quei ricordi che molto hanno influito sul nostro presente e sulla nostra vita.
Il nuovo romanzo di Danilo Fia verrà presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino dal 10 al 14 maggio prossimo.
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di domenica 6 maggio 2018
Si intitola «Prea» e prende il nome dal promontorio situato a sud di Dro il nuovo libro di Danilo Fia, classe 1963, noto avvocato altogardesano, che dopo l'esordio del 2015 con «Quelli del PX» torna ora a proporsi al pubblico con un nuovo romanzo, edito per BookSprint Edizioni. Un racconto piacevole e incalzante, costruito su vicende storiche reali che rimandano il lettore al conflitto che un secolo fa vide l'Impero austro-ungarico scontrarsi con il Regno di Serbia e al quale furono costretti partecipare anche i giovani uomini trentini.
Vari sono gli argomenti trattati, tutti con dovizia di particolari, frutto di una ricerca storica approfondita che rimanda il lettore ad una bibliografia essenziale e ad un eventuale approfondimento. Attraverso uno spaccato di vita, l'autore percorre un cammino di conoscenza delle nostre radici, con il desiderio di far conoscere quella cultura e quel particolare momento storico che segnarono la nostra terra e i nostri progenitori. Il testo è scritto con una cifra stilistica lineare, chiara e diretta, senza artifici retorici o di parte; in esso traspare la personalità poliedrica di Fia, il suo grande interesse per la storia e le tradizioni del territorio. Le testimonianze, attentamente descritte, fanno rivivere nuove e vecchie emozioni, il passato restituisce una parte di sé, forse quella più intima e custodita alla memoria dei focolari domestici dei nostri nonni e padri, e quei ricordi che molto hanno influito sul nostro presente e sulla nostra vita.
Il nuovo romanzo di Danilo Fia verrà presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino dal 10 al 14 maggio prossimo.
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di domenica 6 maggio 2018
Etichette:
anteprima,
autori,
editoria,
emozioni,
eventi,
generi,
libri,
mondo,
narrativa,
novità,
presentazione,
recensioni,
storia,
vita
lunedì 23 aprile 2018
Arco: il servizio civile entra in biblioteca
Ultima settimana per candidarsi al progetto di Servizio civile della biblioteca civica «Bruno Emmert» di Arco (TN) dal titolo «Sfide e opportunità per la biblioteca oggi: dai fondi storici al web», aperto a un giovane per la durata di un anno a partire dall'1 giugno 2018. Al giovane è offerta la possibilità di una esperienza lavorativa di dodici mesi ideando e realizzando un piano di comunicazione e promozione della biblioteca che integri più canali e tecnologie: dalla grafica degli strumenti di comunicazione tradizionali (manifesti, locandine, volantini) ai canali web e social network più diffusi (aggiornamento del sito, facebook, instagram, gestione della newsletter), lavorando inoltre con i documenti storici, che potrà conoscere sotto l'aspetto bibliografico, della manipolazione, delle tecniche di digitalizzazione e pubblicazione sul web, fino all'organizzazione di una mostra tematica.
Tutte le azioni e attività saranno in collaborazione con gli operatori per incentivare l'educazione degli utenti all'uso delle risorse digitali, lo svecchiamento dell'immagine della biblioteca tradizionale, proponendo contenuti storici con modalità innovative; la progettazione di nuove iniziative di promozione relative al patrimonio storico; la sperimentazione di una comunicazione delle attività della biblioteca utilizzando linguaggi audiovisivi e social network. Un obiettivo dell'esperienza di servizio civile è rendere il giovane autonomo, fornendogli le conoscenze necessarie per operare con i mezzi che avrà a disposizione, individuando le problematiche del compito lavorativo, proponendo soluzioni adeguate e agendo di conseguenza.Informazioni sul sito web http://biblioteca.comune.arco.tn.it oppure al numero di telefono 0464 583607, o ancora all'indirizzo email sociale@comune.arco.tn.it.
c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva del Garda
Etichette:
biblioteca,
cultura,
editoria,
giovani,
informazione,
Rete,
social net,
società,
video,
vita,
web
mercoledì 14 marzo 2018
A "Le avventure di Numero Primo" di Paolini e Bettin il Premio Mario Rigoni Stern 2018
L'edizione 2018 del Premio Mario Rigoni Stern è stata vinta da Marco Paolini e Gianfranco Bettin con «Le avventure di Numero Primo» (Einaudi). Lo ha comunicato ieri la giuria composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, coordinata dalla giornalista Margherita Detomas. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 24 marzo al Palazzo dei congressi di Riva del Garda (inizio alle ore 17).
«La fantafavola di Paolini e Bettin - si legge nelle motivazioni della giuria - mette in scena un mondo futuro trasformato dalla biotecnologia in cui, però, l'intelligenza artificiale scopre di poter avere, senza saperlo, anche un cuore. In questa realtà la montagna preserva una sua irriducibile differenza rispetto a un mondo globalizzato, in cui Marghera e Venezia invadono la pianura fino alle Alpi e lo stesso mare perde la sua specificità. Dalla montagna viene alla luce Nicola, un Numero Primo come preferisce essere chiamato, lo strano e delizioso protagonista del libro. Emergendo da un ghiacciaio».
Motivazioni del premio
Le genti alpine hanno creato le proprie comunità in un ambiente naturale unico, all’interno di tradizioni culturali diverse legate alle specificità del loro territorio. Si tratta di un universo culturale affascinante e complesso, ispirato alla tolleranza e alla solidarietà, cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea: una vera e propria “civiltà alpina”, collocata nel cuore del Vecchio Continente, con i suoi valori, un suo bagaglio culturale e artistico, che rappresenta oggi, per la futura “Europa dei popoli”, uno straordinario modello di riferimento. Ruolo decisivo nell’incontro e nel confronto fra le diverse culture delle Alpi è certamente quello della Letteratura, nelle sue diverse espressioni: sia attraverso la ricerca e la divulgazione storico-scientifica, sia attraverso il racconto, che della cultura della montagna comunica emozioni e sentimenti, trasmettendo i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Nella letteratura italiana del Novecento, Mario Rigoni Stern ha saputo descrivere in modo originale la cultura della gente di montagna, raccontando il legame fra i montanari e il loro ambiente, e proponendo le Alpi quale orizzonte significativo della letteratura e della storiografia contemporanea, del moderno sentimento ecologico e perfino dell’etica. In questo quadro, le Alpi diventano un vero e proprio scrigno di valori, non solo paesaggistici e ambientali, ma soprattutto umani: un universo etico che Mario Rigoni Stern, dal “ritorno a baita” vagheggiato nel gelo di una steppa macchiata dagli orrori della guerra, non ha mai cessato di perseguire, come narratore, ma anche come intellettuale impegnato in un progetto di riscatto e di progresso del proprio mondo.
I temi
Il Premio, alternandosi fra Trentino e Veneto con cadenza annuale, cercherà di individuare gli elementi di eccellenza della narrativa e della saggistica di ambito alpino all’interno delle opere edite nei due anni precedenti, individuando, in maniera non esclusiva, nelle due rispettive modalità di scrittura, i seguenti specifici settori di interesse: il paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturalistici e nella sua estetica; le attività produttive tradizionali, nelle loro specifiche valenze di ecocompatibilità; il contesto socioculturale delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni; la caccia, come attività legata a una particolare sensibilità ambientale; la guerra in montagna come scenario particolarissimo e doloroso della storia europea; il patrimonio narrativo dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi.
Info: www.premiorigonistern.it
«La fantafavola di Paolini e Bettin - si legge nelle motivazioni della giuria - mette in scena un mondo futuro trasformato dalla biotecnologia in cui, però, l'intelligenza artificiale scopre di poter avere, senza saperlo, anche un cuore. In questa realtà la montagna preserva una sua irriducibile differenza rispetto a un mondo globalizzato, in cui Marghera e Venezia invadono la pianura fino alle Alpi e lo stesso mare perde la sua specificità. Dalla montagna viene alla luce Nicola, un Numero Primo come preferisce essere chiamato, lo strano e delizioso protagonista del libro. Emergendo da un ghiacciaio».
Motivazioni del premio
Le genti alpine hanno creato le proprie comunità in un ambiente naturale unico, all’interno di tradizioni culturali diverse legate alle specificità del loro territorio. Si tratta di un universo culturale affascinante e complesso, ispirato alla tolleranza e alla solidarietà, cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea: una vera e propria “civiltà alpina”, collocata nel cuore del Vecchio Continente, con i suoi valori, un suo bagaglio culturale e artistico, che rappresenta oggi, per la futura “Europa dei popoli”, uno straordinario modello di riferimento. Ruolo decisivo nell’incontro e nel confronto fra le diverse culture delle Alpi è certamente quello della Letteratura, nelle sue diverse espressioni: sia attraverso la ricerca e la divulgazione storico-scientifica, sia attraverso il racconto, che della cultura della montagna comunica emozioni e sentimenti, trasmettendo i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Nella letteratura italiana del Novecento, Mario Rigoni Stern ha saputo descrivere in modo originale la cultura della gente di montagna, raccontando il legame fra i montanari e il loro ambiente, e proponendo le Alpi quale orizzonte significativo della letteratura e della storiografia contemporanea, del moderno sentimento ecologico e perfino dell’etica. In questo quadro, le Alpi diventano un vero e proprio scrigno di valori, non solo paesaggistici e ambientali, ma soprattutto umani: un universo etico che Mario Rigoni Stern, dal “ritorno a baita” vagheggiato nel gelo di una steppa macchiata dagli orrori della guerra, non ha mai cessato di perseguire, come narratore, ma anche come intellettuale impegnato in un progetto di riscatto e di progresso del proprio mondo.
I temi
Il Premio, alternandosi fra Trentino e Veneto con cadenza annuale, cercherà di individuare gli elementi di eccellenza della narrativa e della saggistica di ambito alpino all’interno delle opere edite nei due anni precedenti, individuando, in maniera non esclusiva, nelle due rispettive modalità di scrittura, i seguenti specifici settori di interesse: il paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturalistici e nella sua estetica; le attività produttive tradizionali, nelle loro specifiche valenze di ecocompatibilità; il contesto socioculturale delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni; la caccia, come attività legata a una particolare sensibilità ambientale; la guerra in montagna come scenario particolarissimo e doloroso della storia europea; il patrimonio narrativo dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi.
Info: www.premiorigonistern.it
Etichette:
autori,
concorsi,
cultura,
emozioni,
eventi,
generi,
immagini,
narrativa,
natura,
personaggi,
premi
lunedì 26 febbraio 2018
"Gli improbabili sposi" - la reinterpretazione fotografica di Enrico Fuochi in una mostra alla "Craffonara"
È allestita dal 27 febbraio all'11 marzo nella sala civica «Giuseppe Craffonara» ai giardini di Porta Orientale a Riva del Garda la mostra fotografica di Enrico Fuochi «Gli improbabili sposi», interpretazione in chiave moderna di alcuni passi tratti dei «Promessi sposi» di Manzoni.
Perché “Improbabili sposi”? «Sono sempre stato un convinto assertore – spiega Enrico Fuochi - che la fotografia, la vera fotografia, per essere un’arte indipendente e non una semplice rappresentazione di quello che l’occhio vede, debba essere un mezzo per inventare e interpretare storie, e non per riportare storie. Ecco perché per me sarebbe stato oltremodo banale, e quindi di nessun interesse, raffigurare alcuni personaggi del romanzo in modo realistico e quindi riferito all’epoca reale. Mi riferisco non solo agli abiti, ma anche alle posture, alla fisicità e alle descrizioni situazionali. Sarebbe stato come svilire il lavoro del grande Manzoni, che, a ben osservare, non voleva certo ingabbiare la mente del lettore ma aprire nuove visioni, nuove fantasie e nuove interpretazioni. E quale miglior occasione per me di questa per dar sfogo alla mia creatività? Perché non enfatizzare quella sua nascosta modernità rappresentando Lucia come una ragazza discinta con il volto all’interno di una cornice, quasi a voler simboleggiare il ruolo importante che lei riveste nel romanzo, esagerando così quell’aspetto psicologico e quell’idea che io mi sono fatto di lei e che il Manzoni stesso descrive come “modestia un po’ guerriera delle contadine” ma che poi rivela un carattere forte e determinato?».
«Oppure interpretare Geltrude, la monaca di Monza, in modo provocatorio – dice Fuochi - esasperando il contrasto tra la “modernità”, che lei probabilmente avrebbe accettato più volentieri, e il ruolo che invece le è stato imposto da genitori e famigliari? E perché no don Abbondio, travolto da un colpo di vento che allegoricamente parlando rappresenta gli eventi che la sua codardia non ha saputo dominare? E come rappresentare la Provvidenza, quel personaggio misterioso ma presente in ogni pagina dei Promessi Sposi, se non come una grande mano che accoglie e protegge sempre Lucia? Ecco, questi sono solo alcuni esempi di come ho fatto volare la mia fantasia nell’interpretare questo romanzo capolavoro creando una storia dentro una storia. Identità “improbabili” che spero non facciano arrossire di rabbia il Manzoni». La mostra è organizzata dall'associazione culturale Art Vision.
Ingresso libero. Presentazione sabato 3 marzo alle ore 17 con un recital a tre voci di alcuni passi dei «Promessi sposi» (a cura di Alfonso Masi).
c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva
Perché “Improbabili sposi”? «Sono sempre stato un convinto assertore – spiega Enrico Fuochi - che la fotografia, la vera fotografia, per essere un’arte indipendente e non una semplice rappresentazione di quello che l’occhio vede, debba essere un mezzo per inventare e interpretare storie, e non per riportare storie. Ecco perché per me sarebbe stato oltremodo banale, e quindi di nessun interesse, raffigurare alcuni personaggi del romanzo in modo realistico e quindi riferito all’epoca reale. Mi riferisco non solo agli abiti, ma anche alle posture, alla fisicità e alle descrizioni situazionali. Sarebbe stato come svilire il lavoro del grande Manzoni, che, a ben osservare, non voleva certo ingabbiare la mente del lettore ma aprire nuove visioni, nuove fantasie e nuove interpretazioni. E quale miglior occasione per me di questa per dar sfogo alla mia creatività? Perché non enfatizzare quella sua nascosta modernità rappresentando Lucia come una ragazza discinta con il volto all’interno di una cornice, quasi a voler simboleggiare il ruolo importante che lei riveste nel romanzo, esagerando così quell’aspetto psicologico e quell’idea che io mi sono fatto di lei e che il Manzoni stesso descrive come “modestia un po’ guerriera delle contadine” ma che poi rivela un carattere forte e determinato?».
«Oppure interpretare Geltrude, la monaca di Monza, in modo provocatorio – dice Fuochi - esasperando il contrasto tra la “modernità”, che lei probabilmente avrebbe accettato più volentieri, e il ruolo che invece le è stato imposto da genitori e famigliari? E perché no don Abbondio, travolto da un colpo di vento che allegoricamente parlando rappresenta gli eventi che la sua codardia non ha saputo dominare? E come rappresentare la Provvidenza, quel personaggio misterioso ma presente in ogni pagina dei Promessi Sposi, se non come una grande mano che accoglie e protegge sempre Lucia? Ecco, questi sono solo alcuni esempi di come ho fatto volare la mia fantasia nell’interpretare questo romanzo capolavoro creando una storia dentro una storia. Identità “improbabili” che spero non facciano arrossire di rabbia il Manzoni». La mostra è organizzata dall'associazione culturale Art Vision.
Ingresso libero. Presentazione sabato 3 marzo alle ore 17 con un recital a tre voci di alcuni passi dei «Promessi sposi» (a cura di Alfonso Masi).
c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva
Etichette:
arte,
autori,
classici,
cultura,
fotografia,
generi,
immagini,
mostre,
presentazione,
storia
mercoledì 7 febbraio 2018
#altroGARDA, quando il territorio del grande lago diventa una rassegna socio-fotografica
#altroGARDA è il titolo assegnato all’annuale progetto di ricerca fotografica condotto dall’associazione “Il Fotogramma” di Nago-Torbole che, per questa edizione, ha accettato la sfida di confrontarsi con la fotografia di territorio.
Un titolo volutamente pensato con l’hashtag per caratterizzarlo in senso moderno, che coniuga una acquisita maturità espressiva dei partecipanti ad un percorso che, filologicamente, riconduce alle radici di una precisa identità culturale, divenendo ricognizione attenta di un luogo, di un paesaggio – antropico, naturalistico, industriale – di volti, figure e azioni che sono l’espressione di un insieme di attività che, sovente, sono ai più sconosciute, perché marginali o perché dedicate agli emarginati.
Nelle oltre 100 immagini, prodotte dai 24 partecipanti, l’areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro, è stato indagato da parte dei fotografi nel corso dell’intero 2017 che hanno orientato la loro ricerca in una serie molto articolata di tematiche: paesaggio naturalistico, urbano, persistenza e insistenza della dimensione antropica, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città, reti di assistenza a favore dei più deboli, ricerca di lavori e luoghi ormai del tutto perduti o dimenticati dall’immaginario collettivo. La lettura di #altroGARDA, lontana da quella più nota e prevedibile correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo.
La mostra, curata da Luca Chistè, verrà inaugurata sabato 10 febbraio alle ore 18 al piano terra del Museo di Riva del Garda, visitabile fino al 4 marzo. Due appuntamenti correlati alla rassegna fotografica, a partecipazione gratuita, animeranno inoltre il mese di febbraio al MAG. Si tratta del laboratorio per bambini Fotogiocando!, che si svolgerà il 17 febbraio, e della conferenza dal titolo "Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra a oggi" con la storica della fotografia e photoeditor Giovanna Calvenzi, in programma il 24 febbraio.
Nelle oltre 100 immagini, prodotte dai 24 partecipanti, l’areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro, è stato indagato da parte dei fotografi nel corso dell’intero 2017 che hanno orientato la loro ricerca in una serie molto articolata di tematiche: paesaggio naturalistico, urbano, persistenza e insistenza della dimensione antropica, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città, reti di assistenza a favore dei più deboli, ricerca di lavori e luoghi ormai del tutto perduti o dimenticati dall’immaginario collettivo. La lettura di #altroGARDA, lontana da quella più nota e prevedibile correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo.
La mostra, curata da Luca Chistè, verrà inaugurata sabato 10 febbraio alle ore 18 al piano terra del Museo di Riva del Garda, visitabile fino al 4 marzo. Due appuntamenti correlati alla rassegna fotografica, a partecipazione gratuita, animeranno inoltre il mese di febbraio al MAG. Si tratta del laboratorio per bambini Fotogiocando!, che si svolgerà il 17 febbraio, e della conferenza dal titolo "Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra a oggi" con la storica della fotografia e photoeditor Giovanna Calvenzi, in programma il 24 febbraio.
Etichette:
arte,
autori,
comunicazione,
cultura,
emozioni,
fotografia,
immagini,
mondo,
mostre,
natura,
presentazione,
società,
storia,
vita
mercoledì 31 gennaio 2018
"L'isola dell'oblio" - con Pivetti alla (ri)scoperta della Megisti di Salvatores
Nel 1992, a Los Angeles, una minuscola e dimenticata isola del Dodecaneso greco, divenne improvvisamente
celebre in tutto il mondo. E' la forza della settima arte, il cinema. Gabriele Salvatores in quell’edizione degli
Academy Awards vinse infatti il Premio Oscar come miglior film straniero con il suo "Mediterraneo", pellicola
interamente ambientata sull'isola di Kastellorizo (o Megisti in greco, Meis in turco, Castelrosso in italiano) la più
lontana e orientale dell'intero territorio greco, geograficamente già in Asia Minore. Merito di una grande
squadra: dal regista ad uno straordinario cast di attori, dalla sceneggiatura di Enzo Monteleone alle musiche di
Giancarlo Bigazzi e alla fotografia di Italo Petriccione.
Ma merito, certamente, anche della rara e singolare bellezza di questa isola remota che è davvero l’avamposto greco ed europeo nel mare nostrum orientale. Quel film è diventato un manifesto culturale per almeno un paio di generazioni di italiani (e non solo visto il successo internazionale che ebbe). I suoi dialoghi, brillanti, sono diventati patrimonio collettivo. Inoltre gli italiani hanno scoperto la Grecia e il piacere della "fuga" sui suoi lidi più remoti. Ma pochi in realtà sono coloro che si sono spinti fin là, che hanno veramente messo piede a Kastellorizo.
Davide Pivetti, giornalista e fotografo trentino, già autore di un libro dedicato alle isole del Mediterraneo (“Emersioni - Isole di giovani racconti”) e di una mostra omonima, pochi mesi fa ha realizzato un progetto cullato da molti anni. Visitare la Megisti di Salvatores, ritrovare le locations del film, incontrare la gente del posto che si prestò a fare da comparsa nei due mesi di riprese concluse nell’estate del 1990. Scoprendo che nonostante i quasi tre decenni trascorsi molti degli aspetti caratterizzanti l’isola si sono conservati. Con qualche mano di colore in più o in meno rispetto a come fu magistralmente raccontata in quel celebre lungometraggio dedicato "a tutti quelli che stanno scappando". Così è nata “L’Isola dell’oblio - Megisti. Importanza strategica zero”. In questa mostra - che ha ricevuto il Patrocinio del Consolato di Grecia per l’Emilia Romagna ed è arricchita da un’intervista in esclusiva con l’attore Giuseppe Cederna (l’attendente Antonio Farina del film) - c'è al tempo stesso un racconto di viaggio, la ricerca di un cinefilo, un reportage giornalistico e la realizzazione del piccolo ma vibrante sogno di un viandante isolano.
La mostra sarà allestita dal 3 al 25 febbraio 2018 presso il Circolo degli Artisti e Centro studi “Ludovico Muratori” in via Castel Maraldo, 21/A - Modena, con inaugurazione sabato 3 febbraio alle ore 16. Orari di apertura: 16.30 - 19 (chiuso lunedì e martedì). Ingresso: libero.
Ma merito, certamente, anche della rara e singolare bellezza di questa isola remota che è davvero l’avamposto greco ed europeo nel mare nostrum orientale. Quel film è diventato un manifesto culturale per almeno un paio di generazioni di italiani (e non solo visto il successo internazionale che ebbe). I suoi dialoghi, brillanti, sono diventati patrimonio collettivo. Inoltre gli italiani hanno scoperto la Grecia e il piacere della "fuga" sui suoi lidi più remoti. Ma pochi in realtà sono coloro che si sono spinti fin là, che hanno veramente messo piede a Kastellorizo.
Davide Pivetti, giornalista e fotografo trentino, già autore di un libro dedicato alle isole del Mediterraneo (“Emersioni - Isole di giovani racconti”) e di una mostra omonima, pochi mesi fa ha realizzato un progetto cullato da molti anni. Visitare la Megisti di Salvatores, ritrovare le locations del film, incontrare la gente del posto che si prestò a fare da comparsa nei due mesi di riprese concluse nell’estate del 1990. Scoprendo che nonostante i quasi tre decenni trascorsi molti degli aspetti caratterizzanti l’isola si sono conservati. Con qualche mano di colore in più o in meno rispetto a come fu magistralmente raccontata in quel celebre lungometraggio dedicato "a tutti quelli che stanno scappando". Così è nata “L’Isola dell’oblio - Megisti. Importanza strategica zero”. In questa mostra - che ha ricevuto il Patrocinio del Consolato di Grecia per l’Emilia Romagna ed è arricchita da un’intervista in esclusiva con l’attore Giuseppe Cederna (l’attendente Antonio Farina del film) - c'è al tempo stesso un racconto di viaggio, la ricerca di un cinefilo, un reportage giornalistico e la realizzazione del piccolo ma vibrante sogno di un viandante isolano.
La mostra sarà allestita dal 3 al 25 febbraio 2018 presso il Circolo degli Artisti e Centro studi “Ludovico Muratori” in via Castel Maraldo, 21/A - Modena, con inaugurazione sabato 3 febbraio alle ore 16. Orari di apertura: 16.30 - 19 (chiuso lunedì e martedì). Ingresso: libero.
Etichette:
anteprima,
autori,
cinema,
editoria,
emozioni,
fotografia,
immagini,
miti,
mondo,
mostre,
novità,
presentazione,
sogni,
storia,
video
martedì 16 gennaio 2018
In biblioteca scatta la maratona di poesia
Scatta giovedì 18 gennaio, nella sala pubblica al terzo piano della biblioteca civica di Riva del Garda, la Maratona di poesia: all'opera dieci lettrici e lettori del gruppo «Il tè delle letture», con possibili (e graditi) contributi del pubblico. Inizio alle 17, durata un'ora e mezza, ingresso libero. Con tè e pasticcini.
Il programma della maratona di lettura (passibile di leggeri modifiche) prevede di Eugenio Montale «Spesso il male di vivere ho incontrato» (recita Fulvia), di Wislawa Szymborska «A un passo da una coincidenza» (Walter), di Maria Helena Vieira da Silva «Testamento» (Renata), di Wislawa Szymborska «Salmo» (Nadia), di Giacomo Floriani «En zimiteri de montagna» (Elisabetta), di Nino Pedretti «All’osteria delle tre ruffiane» (Giordano), di Annamaria Cielo «La pietra è felice» (Graziella), di Stefano Raimondi «Soltanto vive» (Lorenza), di Andrea Maffei «Benaco» (Maddalena) e di Guido Gozzano una poesia da definire (Federica).
Il programma della maratona di lettura (passibile di leggeri modifiche) prevede di Eugenio Montale «Spesso il male di vivere ho incontrato» (recita Fulvia), di Wislawa Szymborska «A un passo da una coincidenza» (Walter), di Maria Helena Vieira da Silva «Testamento» (Renata), di Wislawa Szymborska «Salmo» (Nadia), di Giacomo Floriani «En zimiteri de montagna» (Elisabetta), di Nino Pedretti «All’osteria delle tre ruffiane» (Giordano), di Annamaria Cielo «La pietra è felice» (Graziella), di Stefano Raimondi «Soltanto vive» (Lorenza), di Andrea Maffei «Benaco» (Maddalena) e di Guido Gozzano una poesia da definire (Federica).
Etichette:
al femminile,
al maschile,
autori,
biblioteca,
classici,
cultura,
emozioni,
eventi,
generi,
lettori,
poesia
mercoledì 10 gennaio 2018
Dal finestrino del treno, la vita imperfetta degli altri
A causa del suo alcolismo, Rachel è stata da poco licenziata. Nonostante tutto, continua a prendere il treno ogni mattina, fingendo di andare al lavoro a Londra, per salvare le apparenze con l'amica Cathy, che la ospita in casa sua, in periferia.
Durante i suoi quotidiani viaggi in treno, per sfuggire alla noia e alla solitudine, la donna osserva la vita delle persone attraverso il finestrino. La sua attenzione si focalizza su di una coppia davanti alla cui casa passa ogni giorno e a cui ha dato i nomi fittizi di Jess e Jason, idealizzandoli come la "coppia perfetta". In realtà si chiamano Megan e Scott e la loro esistenza non è così perfetta come sembra. Un giorno Rachel vede dal finestrino Megan con un altro uomo e pochi giorni dopo la donna sparisce nel nulla. La notte della scomparsa di Megan coincide però con la notte in cui Rachel ha alzato troppo il gomito ed è rimasta ferita nel tentativo di riallacciare un rapporto con l'ex marito, Tom, che assieme alla nuova moglie Anna e alla figlioletta abita proprio nella villetta accanto. I ricordi di Rachel sono però vaghi e confusi. Pensando di essere coinvolta nella scomparsa di Megan, Rachel inizia ad indagare per conto suo, facendo salire a galla una verità sconcertante.
"La ragazza del treno" di Paula Hawkins è un giallo intrigante, scritto bene. Più di una le voci narranti, che permettono al lettore di inserirsi nella trama raccogliendo più punti di vista. Curiose e forse di difficile interpretazione, soprattutto all'inizio, le digressioni e progressioni temporali, ma una volta capita l'impostazione, la lettura fila liscia. Peccato che di alcuni personaggi chiave ad un certo punto si vadano a perdere le tracce, il che rende l'idea di una storia non conclusa. Priva di suspance e colpi di scena, se non nelle pagine finali, la trama non brilla per originalità ma non appare nemmeno scontata. Il contesto è decisamente attuale ed ogni figura coinvolta rivela un proprio lato oscuro, quasi a sottolineare l'imperfezione della vita degli altri e quanto invece - se vista da fuori - spesso questa risulti perfetta. In ogni caso, un romanzo meritevole e brillante.
Scritto nel 2015 da un'esordiente, dopo solo una manciata di giorni dalla sua uscita il libro è divenuto un best seller che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna ha scalato le classifiche in modo vertiginoso, un caso editoriale come pochi altri con con oltre 3 milioni di copie vendute solo negli USA. "La ragazza del treno" è stato pubblicato in ben 41 Paesi di tutto il mondo e a solo un anno di distanza la Dreamworks ne ha proposto l'adattamento cinematografico.
"La ragazza del treno" di Paula Hawkins è un giallo intrigante, scritto bene. Più di una le voci narranti, che permettono al lettore di inserirsi nella trama raccogliendo più punti di vista. Curiose e forse di difficile interpretazione, soprattutto all'inizio, le digressioni e progressioni temporali, ma una volta capita l'impostazione, la lettura fila liscia. Peccato che di alcuni personaggi chiave ad un certo punto si vadano a perdere le tracce, il che rende l'idea di una storia non conclusa. Priva di suspance e colpi di scena, se non nelle pagine finali, la trama non brilla per originalità ma non appare nemmeno scontata. Il contesto è decisamente attuale ed ogni figura coinvolta rivela un proprio lato oscuro, quasi a sottolineare l'imperfezione della vita degli altri e quanto invece - se vista da fuori - spesso questa risulti perfetta. In ogni caso, un romanzo meritevole e brillante.
Scritto nel 2015 da un'esordiente, dopo solo una manciata di giorni dalla sua uscita il libro è divenuto un best seller che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna ha scalato le classifiche in modo vertiginoso, un caso editoriale come pochi altri con con oltre 3 milioni di copie vendute solo negli USA. "La ragazza del treno" è stato pubblicato in ben 41 Paesi di tutto il mondo e a solo un anno di distanza la Dreamworks ne ha proposto l'adattamento cinematografico.
Etichette:
al femminile,
autori,
editoria,
generi,
gialli,
libri,
moda,
mondo,
narrativa,
recensioni
Iscriviti a:
Post (Atom)