mercoledì 24 luglio 2013

"Le Beatrici" di S. Benni

"Chi sto aspettando? Un amante, un marito, un figlio, una figlia o... forse uno sconosciuto"

Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane irrequieta, un'adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di irose contumelie, invettive, spasmi amorosi, bamboleggiamenti, sproloqui, pomposo sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite deliberazioni. Uno "spartito" di voci, un'opera unica, fra teatro e racconto. Una folgorazione. Tra un monologo e l'altro, sei poesie e due canzoni.

Per non farvi stare troppo sulle spine, sciogliamo subito l'enigma: si parla di Stefano Benni e dei personaggi del suo ultimo lavoro, trascrizione di uno spettacolo andato in scena al Teatro dell'Archivolto di Genova dal titolo "Le Beatrici".

Monologhi creati per il teatro, inframmezzati da canzoni e ballate a volte mai cantate, come l'ultimo, malinconico congedo che l'amico Fabrizio De André non fece in tempo a musicare. Un'occasione, secondo Benni, per mostrare al pubblico che la luce bluastra della televisione lascia in ombra una quantità enorme di attrici brave e meritevoli, più belle e "vere" delle più note starlette del piccolo schermo.

Splendida come sempre la penna dell'autore che dà voce a queste Beatrici irriverenti, sedute sul ciglio della cattiva strada più che sulla via che porta all'Empireo. Eppure, tra le ipocrisie retoriche e i degradanti sguardi che uomini e ominicchi di varia statura dedicano ultimamente alle donne, la parola teatrale e la risata di queste figure salvifiche, coraggiose, reiette e licantrope ci cattura - con un sorriso - come gesto politico e come atto di resistenza.

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