mercoledì 5 ottobre 2016

Nel tango, quel che siamo stati o che avremmo voluto essere

«Il tango conserva quel qualcosa di proibito che stimola il desiderio di scoprirlo sempre un po’ di più - e quel qualcosa di misterioso che ci ricorda quel che siamo stati o, forse, quel che avremmo voluto essere...» - (Jorge Louis Borges) 

La passione e il tormento, il fuoco e la sofferenza, il rincorrersi e il ritrovarsi. Ancora e ancora.
Sono vere e proprie storie d'amore quelle che si rivelano con lo scandire della prima nota, che si consumano rincorrendo il rigo, rimbalzando di fraseggio in fraseggio, ma che terminano di pari passo con lo sfumare della musica e delle luci. Racconti, di uomini e donne, interpretati da dolcezza e trasporto, gioia e dolore, estasi ed inquietudine, emozione ed energia, respiro ed amplesso, narrati attraverso le parole della musica, i sussurri degli sguardi, il dialogo di movimenti, di occhi che si fondono, di anime che si sfiorano, di corpi che si cercano, si incrociano, si amalgamano, si incatenano, si allontanano e riavvicinano, per poi ricominciare, ancora e ancora. 

Quello del tango è dunque un dialogo, naturale ma allo stesso tempo creativo, fatto di sensorialità, percezione, istinto - un'espressione di vita, che riesce scendere in profondità, a scovare l'essenza della fisiologia e dell'emozione umana ed interpretarla attraverso le coreografie dei ballerini. Nessuna danza popolare è capace di raggiungere un simile livello di comunicazione e di generare un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione. Una forma espressiva quindi affascinante, che agisce innanzitutto sul sentire, sulle dinamiche del desiderio, sul labile confine tra piacere lecito e non-lecito, sull'attesa, l'azione e la reazione da cui deriva, invariabilmente, la passionalità: non a caso, il tango viene comunemente definito come un ballo passionale - e “passione” deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare, sopportare o patire. 

Non dimentichiamo però che prima ancora di essere un'esperienza sensuale e seducente di grande appeal, il tango argentino è danza-linguaggio fatta di sequenze tecniche, ritmi, passi, movimenti, tempi - una danza densa, complessa nella sua semplicità ma allo stesso tempo semplice nella sua complessità. Ma prima di tutto, il tango è un'intera cultura. Ecco perché la prima edizione di “Arco Tango Festival”, organizzata la settimana scorsa da “Glam Association” sotto il patrocinio del Comune di Arco e della Regione Trentino Alto Adige, con il contributo della Cassa rurale dell'Alto Garda, ha registrato il tutto esaurito fin dalla prima serata. Da lunedì a domenica, Arco si è infatti trasformata nella capitale del tango e delle milonghe, portando nelle sale del Casinò municipale, di Palazzo Panni e negli spazi di Cantiere 26 diversi eventi dedicati sia ai provetti ballerini, sia agli appassionati del genere artistico che ai principianti. Serate danzanti, workshop, appuntamenti cinematografici e stage di diverso livello hanno aperto le porte ad un folto pubblico, raccogliendo entusiasmo grazie ad un inusuale confronto diretto con la musica d'autore, le coreografie, il cinema e l'arte, l'incontro con artisti di elevato spessore e professionalità, e rappresentando un'occasione di approfondimento e condivisione della cultura del tango nella realtà territoriale. 


Culmine del festival, l'insolito concerto-spettacolo di domenica sera, che sulle calde note dei testi di Astor Piazzolla e le coinvolgenti colonne sonore di Ennio Morricone - eseguite dall’orchestra sinfonica di Hannover diretta dal giovane Sonke Grohmann, oltre che dalla coppia di solisti violino-pianoforte dell'arcense Massimo Turrini e della bresciana Emanuela Facinoli - ha incantato il pubblico con la superlativa esibizione di sei ballerini d'eccellenza, maestri e campioni di tango argentino. «Nonostante fosse la prima edizione abbiamo raccolto grande adesione, con iscritti provenienti da tutta la regione ma anche dall'Austria - la soddisfazione di Massimo Turrini, ideatore del festival - Le potenzialità dell'evento si sono dunque espresse nel migliore dei modi, richiamando a sé tanto i semplici appassionati quanto gli specialisti del genere, cosa che ci fa inevitabilmente riflettere sul suo futuro, ragionare sul fatto se sia possibile collocare il festival in un periodo diverso dell'anno oltre che di un suo possibile connubio con il mondo del turismo».

4 commenti:

  1. Una mia amica "tanguera" che gestisce una milonga a Milano scatta sempre delle foto ai ballerini catturando espressioni profonde dei volti. Ciao Paola

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    1. Credo che i ballerini più bravi siano quelli che riescono ad unire ad una impeccabile tecnica pure l'interpretazione delle emozioni. Catturare con l'obiettivo fotografico questa combinazione può portare a risultati altrettanto spettacolari!

      Ciao Monica!

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  2. Ha ballato la Facinoli ? Bellissime le tue foto, ci stava bene anche un corto...
    Ciao.
    Brava anche con il pianoforte !

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    1. Ciao Lido,

      no - Emanuela Facinoli non ha ballato: si è esibita come solista al pianoforte.

      Per quanto riguarda le foto, grazie. Vediamo se ora riesco a produrre un video.

      Un abbraccio!

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