Antonio Ballerini, con il romanzo «Cristalli di memoria - Incontri di vite nei riflessi del tempo» (Alpinia) ha vinto la 6a edizione del premio «Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi». Menzioni speciali sono andate a Renzo Caramaschi con «Di gelo e di sangue» (Mursia), a Fabio Chiocchetti con «Guant. L’abbigliamento tradizionale in Val di Fassa» (Istitut Cultural Ladin di Fassa), a Pino Loperfido con «La scelta di Cesare» (Curcu & Genovese) e a Matteo Righetto con «Apri gli occhi» (TEA). La premiazione si terrà a Riva del Garda sabato 2 aprile al Palazzo dei Congressi con inizio alle ore 17.
La giuria, composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, e coordinata da Margherita Detomasche, si è riunita lunedì 14 marzo al Muse, il Museo delle scienze di Trento. Sia per tipo di opere in lizza che per valutazione della giuria, la Prima guerra mondiale è uscita in forte evidenza nell'edizione 2016 del Premio Mario Rigoni Stern. Non solo il vincitore, ma anche due dei quattro segnalati hanno toccato - da angolature diverse ma complementari - questo dramma ancora profondamente vivo nella memoria dei popoli d'Europa.
Antonio Ballerini con «Cristalli di Memoria. Incontri di vite nei riflessi del tempo» rivive originalmente la Grande Guerra in alta montagna filtrando la letteratura di guerra nella luce della memoria oggi. Al centro di una vita quotidiana di piccolo gruppo in condizioni d'eccezione sta la figura, finemente recuperata, di un giovane e umanissimo comandante, il capitano Arnaldo Berni, che reinvera i sentimenti e lo stile di Pierre Jahier, in «Con me e con gli alpini».
Nato per favorire lo sviluppo del contesto culturale poliglotta che fa riferimento all’arco alpino, promuovendo un concorso di merito tra opere di narrativa e di saggistica dedicate alle Alpi, al loro paesaggio e alle loro genti, ed istituito con l’intento di onorare la memoria di Mario Rigoni Stern e della sua opera, il premio «Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi» intende perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di umanità alpina. Il Premio, aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino, viene promosso e sostenuto da Ars Venandi, della famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Riva del Garda Fierecongressi, dal Museo degli usi a costumi della gente trentina, da Federcaccia, della Banca di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, a voler sottolineare, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, con un gemellaggio culturale imperniato ai valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. Il premio è consegnato nel corso di una cerimonia che si tiene ad Asiago negli anni dispari e a Riva del Garda negli anni pari.
Le segnalazioni (in ordine alfabetico)
“Di gelo e di sangue” (Mursia) di Renzo Caramaschi narra con lingua levigata e dialoghi forti la storia di uno dei centoventicinquemila trentini, triestini, istriani e dalmati che, in divisa austroungarica, sul fronte sterminato di Galizia hanno combattuto la Prima guerra mondiale con un anno di anticipo e per una bandiera diversa rispetto agli altri italiani, trovandosi al centro dei maggiori sommovimenti del secolo.
“Guant. L’ abbigliamento tradizionale in Val di Fassa” (Istitut Cultural Ladin di Fassa) a cura di Fabio Chiocchetti, esito della ricerca sistematica, presentata in forma divulgativa, sull’abbigliamento tradizionale della Val di Fassa, si distingue per la varietà delle fonti utilizzate con rigore etnografico e per la interdisciplinarietà dell’approccio al tema.
Pino Loperfido “La scelta di Cesare” (Curcu & Genovese). Che cosa pensare oggi di Cesare Battisti? In Trentino, in Sudtirolo, in Italia. Il romanzo propone una realistica dialettica di posizioni fra i pregiudizi di un padre trentino, abituato da sempre a pensar male di Battisti, e un figlio - ragazzo assolutamente dei nostri tempi - che una tesi di laurea in Geografia porta, lui stesso e il padre, a riscoprire, al di là di miti e contromiti, la complessità del personaggio e la verità delle cose.
Matteo Righetto “Apri gli occhi” (TEA) viene segnalato per la narrazione accattivante che coniuga una storia famigliare, intima, con un’ idea particolare, moderna di montagna. Alcuni quadri proposti in rapida successione delineano un dramma personale che troverà finalmente la sua composizione in un contesto alpino dove l’ immobilità delle rocce, e il fascino verticale che le definisce, aiuteranno i protagonisti a trovare una sorta di pacificazione nell’accettazione dell’irreversibile.
www.premiomariorigonistern.it
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
mercoledì 16 marzo 2016
Ad Antonio Ballerini il 6° premio "Mario Rigoni Stern"
sabato 5 marzo 2016
Dolce come un ricordo "La custode del miele e delle api" di Cristina Carboni
E' bello, e allo stesso tempo piacevolmente disarmante, come alle volte le nostre mani passando sopra le copertine dei libri, sfiorandole appena, si soffermino su una di loro. Così, senza alcun motivo. E all'improvviso, come se il destino, la vita, il cammino avesse già da un po' fissato quel momento, ecco dal nulla materializzarsi ciò di cui avevamo bisogno, quel preciso bisogno, colto e restituito da un filo sottile ed invisibile, ma denso di significati.
Così, allo stesso modo, in un pomeriggio di fine inverno la mia mano ha avuto l'accortezza di sfiorare, di soffermarsi sul secondo romanzo di Cristina Caboni. E la sorpresa è stata bella, disarmante, piacevole, perché tra le pagine di questo libro - a mia insaputa - si celava un'ancora, una mano che mi stava venendo tesa in un momento di fragilità, un aiuto silenzioso ed intenso che si stava palesando sotto i miei occhi, sotto le mie mani, dentro le mie emozioni, in forma di fascino per le antiche tradizioni, per le terre lontane, laddove la vita è ancora strettamente radicata alle origini dell'uomo e alle usanze tramandate da molte generazioni.
Sì, perché "La custode del miele e delle api" è una vera e propria sorpresa, un'immersione nella leggerezza della natura e nella sua bellezza, troppe volte sottovalutata, è il ritrovare il piacere di soffermarsi ad osservare, anche un'ape su un fiore o la danza delle lucciole in una sera d'estate, è il sentire l'aroma del pane appena sfornato e assaporare, anche se solo con l'immaginazione, i colori, i profumi, i sapori del miele, e l'aria calda, i paesaggi, i silenzi di quella terra meravigliosa e straordinariamente aspra e generosa qual è la Sardegna. Un romanzo che dunque, oltre ad appassionare, porta a riflettere sull'importanza del preservare luoghi ed equilibri naturali dalla contaminazione, a volte eccessiva, dell'uomo, che aiuta a guardarsi dentro e a guardarsi attorno, a fare tesoro delle cose più semplici, ma più sincere e vere.
Ne consiglio la lettura a chi sente il bisogno di una mano tesa, di un attimo di silenzio, perché proprio come il miele anche questo romanzo più contribuire a ritrovare la dolcezza della vita.
Così, allo stesso modo, in un pomeriggio di fine inverno la mia mano ha avuto l'accortezza di sfiorare, di soffermarsi sul secondo romanzo di Cristina Caboni. E la sorpresa è stata bella, disarmante, piacevole, perché tra le pagine di questo libro - a mia insaputa - si celava un'ancora, una mano che mi stava venendo tesa in un momento di fragilità, un aiuto silenzioso ed intenso che si stava palesando sotto i miei occhi, sotto le mie mani, dentro le mie emozioni, in forma di fascino per le antiche tradizioni, per le terre lontane, laddove la vita è ancora strettamente radicata alle origini dell'uomo e alle usanze tramandate da molte generazioni.
Sì, perché "La custode del miele e delle api" è una vera e propria sorpresa, un'immersione nella leggerezza della natura e nella sua bellezza, troppe volte sottovalutata, è il ritrovare il piacere di soffermarsi ad osservare, anche un'ape su un fiore o la danza delle lucciole in una sera d'estate, è il sentire l'aroma del pane appena sfornato e assaporare, anche se solo con l'immaginazione, i colori, i profumi, i sapori del miele, e l'aria calda, i paesaggi, i silenzi di quella terra meravigliosa e straordinariamente aspra e generosa qual è la Sardegna. Un romanzo che dunque, oltre ad appassionare, porta a riflettere sull'importanza del preservare luoghi ed equilibri naturali dalla contaminazione, a volte eccessiva, dell'uomo, che aiuta a guardarsi dentro e a guardarsi attorno, a fare tesoro delle cose più semplici, ma più sincere e vere.
Ne consiglio la lettura a chi sente il bisogno di una mano tesa, di un attimo di silenzio, perché proprio come il miele anche questo romanzo più contribuire a ritrovare la dolcezza della vita.
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