sabato 12 dicembre 2015

Il noema della Fotografia è semplice: E' stato!. "La camera chiara" di Roland Barthes

Il noema della Fotografia è semplice, banale: E' stato.

"La camera chiara-Nota sulla fotografia" (nota nel senso di riflessioni, considerazioni, anche digressione), è stata scritta da Roland Barthes pochi mesi prima della morte e risulta il suo testo piú penetrante. La fotografia, «medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo», viene scrutata non in sé, ma attraverso un certo numero di casi, fotografie con le quali si stabilisce una speciale corrente determinata da «attrazione» e «avventura», in un raccordo con la cultura surrealista della foto-descrizione anni Trenta e con una riconsiderazione dell'immaginario sartriano anni Quaranta, e un oggi, un qui e ora, puntualmente vissuto e colto.

Passando poi a uno scavo autobiografico obiettivo - «dovevo penetrare maggiormente dentro di me per trovare l'evidenza della Fotografia» - in cui si ricrea, in una sorta di percorso proustiano, il sentire per affetti e sentimenti. Perché il discorso è interrogazione, è dialogo, ma è anche confessione; al «linguaggio espressivo» e al «linguaggio critico» se ne aggiunge un altro, piú ineffabile e rilevante, vera e propria premonizione: da qui scaturisce una considerazione della fotografia come «studium» e come «punctum» (i due termini usati da Barthes in un distinguo illuminante), ma soprattutto dello storico e dell'effimero in cui viviamo.

L'opera contiene digressioni e riflessioni sull'arte della Fotografia (si noti, nel volume, come il termine "Fotografia" sia sempre riportato con la F maiuscola, a sottolineare l'importanza dell'opera artistica e non dell'immagine!). L'autore prende in considerazione varie fotografie, scattate da diversi artisti tra cui Richard Avedon, Robert Mapplethorpe, Nadar e Niépce, e commentandole trae spunti di riflessione. Barthes distingue tre elementi fondamentali dell'arte fotografica: l'operator ovvero l'operatore, colui che fa la foto; lo spectator ossia il fruitore, lo spettatore; lo spectrum vale a dire il soggetto immortalato.

L'autore distingue inoltre due modi che ha lo spectator di fruire una fotografia: lo studium è l'aspetto razionale e si manifesta quando il fruitore si pone delle domande sulle informazioni che la foto gli fornisce (costumi, usi, aspetti); il punctum, è invece l'aspetto emotivo, ove lo spettatore viene irrazionalmente colpito da un dettaglio particolare della foto. Il saggio La camera chiara è un testo fondamentale anche nell'indagine sul rapporto tra realtà e immagine, comunicazione e rappresentazione fotografica, che consiglio a chiunque desideri approcciarsi al meraviglioso mondo della Fotografia (con la F maiuscola!) in quanto arte e non mera rappresentazione digitale.



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