lunedì 2 giugno 2014

"Un antropologo su Marte" di O. Sacks

«Il più delle volte mi sento come un antropologo su Marte» confessa a Oliver Sacks la paziente autistica di cui si racconta la storia nell’ultima parte di questo libro. Ed è la stessa persona che, per superare le proprie difficoltà a capire le emozioni umane, escogiterà una «macchina per abbracciare». Nella sua assoluta singolarità di scrittore, anche Sacks sembra avere escogitato qualcosa di simile, qualcosa che gli permette, di là dalla malattia, di «abbracciare» il malato. Unendo alla vocazione di narratore clinico una stupefacente capacità di empatia, Sacks riesce infatti a spingersi molto avanti nel territorio oscuro della malattia, là dove si celano le sue ragioni profonde, spesso elusive per la pura ragione medica. Il paradosso è questo: in talune circostanze eliminare la malattia significa operare una mutilazione sul paziente. E l’unico mezzo per evitarlo è penetrare nel romanzo neurologico che il paziente vive e spesso è incapace di comunicare o comunica in un modo che gli altri non sanno capire. Di questo processo delicato e affascinante, che ormai ci appare come il sigillo dell’opera intera di Sacks, in "Un antropologo su Marte" si danno sette esempi, sette «casi straordinari» destinati a imprimersi per sempre nella memoria dei lettori: non più in quanto bruti «casi», ma in quanto storie di «individui unici, ciascuno dei quali abita (e in un certo senso ha creato) un mondo suo proprio».

Questo libro di Sacks si situa all'incrocio di biologia e biografia: nelle sue pagine il malato è importante quanto la malattia. I sette capitoli del testo sono narrazioni nelle quali ciascun paziente risalta come persona. Troviamo il pittore di successo colpito da improvvisa cecità ai colori; l'ultimo hippie di New York che un tumore al cervello blocca in una atemporale ripetizione degli anni Sessanta; la paziente autistica che confessa a Sacks la propria difficoltà a comprendere le emozioni umane più complesse; il brillante e famoso medico chirurgo affetto da Sindrome di Tourette...

Un libro eccezionale, che ripercorre casi clinici eccezionali, di pazienti eccezionali, di "malattie" eccezionali. A me, per esser catturata, è bastata solo una frase iniziale di Sacks: "Il colore non è un argomento banale". Il resto è venuto da sé.

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