martedì 31 gennaio 2012

Morire di "non scrittura"?


Jasper Gwyn vive a Londra, è uno scrittore piuttosto di moda in Inghilterra e discretamente conosciuto all'estero. A 43 anni scrive per il Guardian un articolo in cui elenca cinquantadue cose che da quel giorno non avrebbe fatto mai più. E proprio l'ultima è: scrivere libri. La sua brillante carriera, dopo tre romanzi che avevano riscosso un buon successo di pubblico e critica, è già finita. Il suo agente e amico è disperato, ma non c'è niente che possa convincerlo a cambiare idea e tornare sui suoi passi.
Senza più impegni e scadenze, Mr Gwyn si trova a dover prendere le misure della sua nuova vita (stranamente, per un uomo così meticoloso e rigoroso quale è, sarà una prova difficilissima). Col passare dei giorni, una singolare forma di disagio si insinua in lui: gli secca ammetterlo, ma sente la mancanza del gesto dello scrivere, ossia di ciò che lo aveva fatto sentire vivo, e che adesso rischia di ucciderlo...

Alessandro Baricco è il grande affabulatore che conosciamo. Costruisce personaggi e racconta storie, nel suo stile inconfondibile, che porta il lettore ad arrivare all'evidenza attraverso strade che nessuno penserebbe nemmeno di percorrere.
Baricco o lo si ama, o lo si odia. La sua scrittura è il frutto di un'esperienza "totale". Piace o risulta insopportabile, senza mezze misure. Fortunatamente, basta un attimo per capirlo, non si rischia di rimanere delusi. Se la sua prosa ci risucchia e la magia ci conquista, allora sarà un autentico colpo di fulmine; se, invece, dopo mezza pagina, avvertiamo che qualcuno ci sta velatamente prendendo in giro, mascherando una prorompente e continua ostentazione di bravura, allora chiuderemo il libro e seppelliremo ogni futura idea di interazione con l'autore.
Con Mr Gwyn Baricco aggiunge un tassello a quella grande storia che ha iniziato a raccontare con il suo primo romanzo, Castelli di rabbia. Non c'è dubbio, Baricco è sempre il solito, si può dire ben poco di più di quello che è già stato detto e scritto sui suoi libri e sul suo modo di scrivere. In Mr Gwyn, quindi, ritroverete il Baricco che conoscete, se avete già letto qualche romanzo o racconto e vi piace abbandonarvi alla sua magia; o scoprirete Baricco, quello che è ed è sempre stato. Nessuna sorpresa.
Dietro i personaggi di Baricco c'è sempre e solo Baricco: è una garanzia di sicurezza, un marchio di fabbrica. I suoi libri sono un complesso grande ritratto di se stesso. Del resto, è quello che Mr Gwyn cerca di fare, il fine ultimo a cui ogni artista tende. Siamo storie, non solo personaggi. Ci riconosciamo nelle storie degli altri, ma la nostra storia si compone delle pagine di un libro che nessuno ha mai scritto: è nel cammino che facciamo per cercarci, ci ricorda Baricco, tutto il fascino della vita.

fonte: wuz.it

Il canto della neve...


Ecco, scende! La vedi?
Guarda attraverso il grigio vapore sui vetri, nella luce del crepuscolo che fioca dolce da sopra le nubi.
Solitari danzano e sussurrano, dapprima, gli sparuti fiocchi candidi per poi, lentamente trasformarsi in un coro a più voci, che unite, scendono e scendono.
Lo senti?
Lo senti il canto della neve?
Lo senti il dolce suono di milioni, miliardi di cristalli che sfiorano ogni tetto, ogni strada, ogni albero?
Ascolta.
Bianchi merletti, delicati impalpabili pizzi, che mano attenta e sapiente ha creato.
E piano, una coperta avvolge ogni cosa.
Soffice ricamo.
Candore, ovunque.
E ancora quel melodioso suono, una sinfonia lieve.
Ascolta.
L’imbrunire avanza e la magia ha inizio.
Invisibile maestro d’orchestra che dirige note sussurrate.
E lo sguardo, di bimbo, s’illumina sognando angeli.
Il mondo, ovattato, ringrazia e dorme e respira. Piano.
Tutto tace.
Solo, ancora, s’ode il suono.
Il lento canto della neve.

di Paola Malcotti - vietata ogni forma di riproduzione

lunedì 30 gennaio 2012

Il gioco degli sguardi


Sguardi disegnati, appoggiati, vicini e poi distanti.

Distrattamente pronunciati o solo immaginati.


Lo sguardo rincorre, percorre ritorna e poi rifugge.

Sguardo sognato, immaginato, costruito e poi smontato.


Ci penso, ripenso, guardando, respirando...

mi fermo, mi ascolto, mi immergo nello sguardo.


Decido e mi arrendo: è lo sguardo che pretendo.


by Sandro Tonetta

Modus legendi...


Oggi la tecnologia è diventata così popolare che molte persone la preferisce ad un buon libro. Anzi: spesso la lettura è considerata più un obbligo che un piacere.

Ci sono molti tipi di persone, alcune amano la lettura e altre che non la amano per niente. Ma una cosa è evidente: coloro che conoscono la grande gioia che proviene dalla lettura hanno vite più ricche e prospettive più ampie rispetto a chi non ama leggere.

“Incontrare” un buon libro è come incontrare un grande insegnante.

In un’intervista, Alain Elkann, scrittore e giornalista, disse: “Chi ha letto dei libri e ha il gusto della lettura certamente si trova meglio di chi non li ha letti, perché leggere libri è come laurearsi continuamente, come continuare ad andare avanti, a studiare, a conoscere, nulla ti insegna più dei libri.”

Leggere è inoltre un privilegio esclusivo degli esseri umani: nessun'altra creatura vivente possiede le stesse capacità.

Attraverso la lettura possiamo venire a contatto con centinaia di migliaia di altre vite oltre che con la nostra e possiamo comunicare con saggi e filosofi che sono vissuti migliaia di anni fa.

Leggere è come fare un’escursione. Si può viaggiare in ogni direzione e conoscere nuovi luoghi e nuove persone. Leggere trascende il tempo. I libri ci trasportano in altri paesi dove possiamo incontrare personaggi che possono diventare i nostri maestri di vita, che possono aiutarci a trovare le risposte ai nostri quesiti.

Ci sono tuttavia alcune scorciatoie che, chi non ama particolarmente i libri, imbocca volentieri per "sentirsi acculturato a sufficienza", senza troppa fatica:

- la lettura frettolosa, quella per farsi un’idea e un‘opinione sul libro
- la lettura incompleta, quella che si limita a uno o due capitoli
- la lettura empatica, quella dei libri che fanno parte della nostra cultura e di cui parliamo anche senza averli letti
- la lettura sociale, quella che ci porta a schierarci per un libro a seconda della parte sociale che la sostiene
- la lettura simulata, quando fingiamo di aver letto un libro solo per il suo prestigio sociale
- la lettura politica, quando ci formiamo un’opinione su un libro per via dello scalpore che ha suscitato...
E voi, di quale categoria fate parte? Di quella dei lettori "escursionisti" oppure di quella dei lettori "delle scorciatoie"?

Noiosi gli eBook?


Boring, equivalente inglese di "noioso", è il termine che ha scelto il blogger Nick Atkinson per descrivere gli eBook. Che non sono mere trasposizioni dei libri cartacei, ma “impoverimenti”. Dove va a finire la cura della rilegatura, i colori e l’artisticità delle copertine... insomma: tutto ciò che rende il libro cartaceo ben più che un semplice contenitore di parole così come appare ora l’eBook?

Tutto perduto, naturalmente, a meno che la vostra scelta non sia ricaduta su un tablet. In quel caso, alle riposanti ma monocromatiche sfumature dell’eReader si sostituiscono i luminosi colori, e grazie all’HTML5 vengono integrate le animazioni, i suoni, i video e quant’altro possa offrire un supporto così potente e versatile, per quanto non nativamente pensato per la lettura degli eBook.

In certi casi superando ogni più fervida immaginazione. Prendiamo ad esempio il fantastico “Alice nel Paese delle Meraviglie” per iPad, una versione “enhanced” che è riuscita nell’impresa di rendere ancora più entusiasmante la narrazione del romanzo di Lewis Carroll, integrandola con animazioni, giochi ed effetti speciali ben incastonati, che aiutano il lettore a immedesimarsi ancora di più nella vicenda di Alice piuttosto che a distrarsi.

Proprio Chris Stevens, il papà della versione 2.0 di Alice, lancia l’allarme: "I maggiori editori hanno completamente demandato la responsabilità di produrre le versioni digitali dei loro cataloghi: è tutto nelle mani di dilettanti. (…) Lo si vede chiaramente: dagli orrori tipografici di molti eBook, ai titoli prodotti per iPad, spenti e deludenti. Il problema è che la maggior parte degli editori non hanno interesse a lanciare gli eBook su iPad, non si capisce bene se per la classica diffidenza che li contraddistingue o per i bassi profitti che attualmente è possibile ricavarne; così scelgono di demandare lo sviluppo del catalogo a programmatori che rovinano i titoli con layout e design poco professionali, buttati giù con troppa fretta. Questo è ciò che manca: il design..."

Tre colpi di pistola, 64 anni fa...


Il 30 gennaio 1948, presso la Birla House, a New Delhi, mentre si recava nel giardino per la consueta preghiera ecumenica delle ore 17, accompagnato dalle sue due pronipoti Abha e Manu, Gandhi viene assassinato con tre colpi di pistola da Nathuram Godse, un fanatico indù radicale che ha legami anche con il gruppo estremista indù Mahasabha.
Godse riteneva Gandhi responsabile di cedimenti al nuovo governo del Pakistan e alle fazioni musulmane, non da ultimo il pagamento del debito dovuto al Pakistan.
Prima di sparare, Godse si piega in segno di reverenza di fronte a Gandhi e, dopo l'uccisione, cerca di confondersi tra la folla e di fuggire; quando si accorge di essere braccato e di rischiare il linciaggio, però, rallenta il passo permettendo alle forze dell'ordine di catturarlo.

Il giorno prima del suo assassinio, alla consueta preghiera serale, lo stesso Gandhi aveva detto: «Se qualcuno dovesse porre fine alla mia vita trapassandomi con una pallottola - come qualcuno tentò di fare con una bomba l'altro giorno - e io ricevessi la sua pallottola senza un gemito ed esalassi l'ultimo respiro invocando il nome di Dio, allora soltanto allora giustificherei la mia pretesa.»

Seguendo le volontà di Gandhi, le sue ceneri furono ripartite tra varie urne e disperse nei maggiori fiumi del mondo tra i quali il Nilo, il Tamigi, il Volga e il Gange. Due milioni di indiani assistettero ai funerali, durante i quali la bara del Mahtma fu trasportata su e giù per il Gange per consentire a coloro che stavano sulle sponde di rendergli omaggio.

domenica 29 gennaio 2012

Vorrei poter volare...


Vorrei non pensare,
vorrei poter dormire,
vorrei sognare ancora...

la mente mia non vuole
smettere di parlare e
ogni giorno che passa
è come sfogliare una pagina
di un libro mai letto...

Vorrei svegliarmi
in una realtà diversa
quando l'alba è appena
alla soglia di casa,
quando il mondo ancora dorme...

Vorrei poter amare
tutto ciò che mi piace e
sentirmi amato
per tutto ciò che non mi piace...

Vorrei poter trovare
quel mondo che non c'è

vorrei, vorrei

poter volare...


by Cristina Valenti

Solo un giornalista dietro la penna a sfera...


A creare la penna a sfera fu László József Bíró (Budapest, 29 settembre 1899 – Buenos Aires, 24 novembre 1985), giornalista e inventore ungherese, intorno alla fine degli anni Trenta, insieme al fratello György.

Narra la leggenda che ebbe la prima intuizione del meccanismo alla base della penna a sfera osservando alcuni bambini che giocavano a biglie sulla strada. Trovare una soluzione al problema delle macchie che le penne stilografiche lasciavano sui fogli era diventata un'esigenza: così Bíró (dal quale poi deriverà il nome di "biro") provò a sostituire il tipo di inchiostro che si usava per scrivere con quello delle rotative che stampavano i giornali. Il nuovo liquido era però viscoso e rendeva difficoltosa e poco fluida la scrittura e così a Bíró venne un'altra idea, semplice e geniale: all'interno della punta inserì una piccola pallina metallica che permetteva la distribuzione omogenea dell'inchiostro, con lo stesso principio che permetteva ai cilindri rotanti di stampare la carta dei giornali. Era nata la penna a sfera.

Come accade a tutte le invenzioni però, prima di poter essere commercializzata, la "biro" necessitò di molti perfezionamenti oltre che, naturalmente, di un grosso investimento finanziario. Le sperimentazioni di Bíró vennero interrotte per il precipitare degli eventi storici: ci si avvicinava alla Seconda guerra mondiale ed egli assieme alla famiglia si trasferì prima a Parigi e poi in Argentina dove iniziò la produzione della sua penna con il contributo di vari esperti.
Affinché il funzionamento fosse corretto, era necessaria una pallina metallica di fattezze precise che alla fine solo una ditta svizzera fu in grado di produrre.
Un altro problema era ottenere un inchiostro della giusta viscosità. Inizialmente se ne occupò il fratello György, e successivamente le sperimentazioni continuarono nella ditta di Goy e Kovalszky.

Nel 1940 Bíró iniziò a lavorare in modo indipendente e nel 1943 brevettò la sua invenzione. I costi di produzione erano però piuttosto elevati e la penna a sfera risultava un prodotto d'élite. I fratelli Bíró cedettero il brevetto al barone italiano naturalizzato francese Marcel Bich, che riuscì a produrre una penna abbattendo i costi del 90%, e la commercializzò in tutto il mondo. La prima penna a sfera venne presentata al grande pubblico nel 1945 in Argentina con lo pseudonimo di Eterpen ma fu da allora associata al nome di Bich che divenne ricchissimo.

Bíró morì invece povero a Buenos Aires il 24 novembre 1985: tra le sue invenzioni, la biro rimase la più famosa.
Solo da un giornalista poteva nascere l'idea di qualcosa che avrebbe cambiato definitivamente la storia ed il modo di scrivere...

Gli amanti...


E chi li vede che se ne vanno per la città
se tutti sono ciechi?
Loro, si prendono per mano: qualcosa parla
fra le dita, dolci lingue lambiscono
l'umido palmo, corrono per le falangi,
e sopra sta la notte piena d'occhi.

Sono gli amanti, la loro isola fluttua alla deriva
verso morti di cespuglio, verso porti
che fra lenzuola si aprono.
Si disordina tutto attraverso gli amanti,
tutto trova la sua cifra giocata;
loro, però, neppure sanno che
mentre rotolano nell'amara arena
che è loro c'è una pausa nell'opera del nulla,
e che il tigre è un giardino che gioca

Albaggia nei carri dell'immondizia,
cominciano a uscire i ciechi,
il ministeri apre i suoi portoni.
Gli amanti arresi si guardano e si toccano
una volta di più prima di fiutare il giorno.
E già sono vestiti, già se ne vanno per la strada.
Ed è solo allora
quando sono morti, quando sono vestiti,
che la città li recupera ipocrita
e gli impone i doveri quotidiani.


Julio Cortàzar

sabato 28 gennaio 2012

Ogni squisito attimo...


La pioggia portò nuova intimità. Gli occhi di Matilde si stancavano presto nella lettura e così le consegnava il libro, alzandosi dalla poltrona per stendersi sul divano. Lea adorava quei momenti. Le chiedevano di fare quello che le piaceva di più: leggere e interpretare.

Così, aggiungeva alcuni ciocchi di legna nella comoda stufa con fuoco a vista, e cominciava.
Se era un giallo, la passione di Matilde, prima di arrivare alla soluzione, usava il tono della suspance. Allora lei sbuffava, impaziente di sapere.
"Calma. Il percorso per arrivare alla meta, spesso, è più piacevole della meta stessa" la canzonava.
"Vogliamo andare avanti sì o no?" fingeva di irritarsi lei. Se era un romanzo, si lasciava trascinare, modulando la voce nei toni drammatici o teneri dettati dal testo. Il brutto tempo agitava il mare. Il frangersi delle onde penetrava gli infissi arrivando fino a loro, piacevole compagnia.

La sera dopo cena, appoggiava delicatamente, nell'acqua della larga ciotola in vetro, le tonde candele galleggianti e le accendeva. Poi tornava a leggere per Matilde e per sé. Così le ombre danzavano sui muri, insieme alle emozioni che scaturivano dalle pagine.
Sospiri, risate, occhiate d'intesa. Rimanevano sospesi in aria, riempivano gli angoli della casa, uscivano come spifferi dalla finestra sul giardino mescolandosi al vento e al pungente odore del mare, altrettanto forti e ugualmente penetranti.

Momenti così avevano una loro collocazione precisa nell'esistenza. Erano indelebili. Vi si poteva accedere, tornando indietro con la memoria, e servivano a riappropriarsi di squisiti attimi. Come può fare un sorriso per sempre giovane, in una vecchia foto.
E per il momento Giordano rimaneva lì. Chiuso in un album. Una serie di foto alle quali non permetteva di sorridere...

di Vilma Cretti - vietata qualsiasi forma di riproduzione

"La politica viene dalla parola polipo"...


"Io la politica la odio" dico.

Perché?" mi chiede Aristotele. "La politica fa vincere le nuove idee e aiuta le persone a parlarsi invece di litigare."

"La politica lascia le scuole nuove a metà e i piedistalli senza statue. E questo proprio perché le persone litigano" dico.

"Ma la colpa non è della politica, Camilla. La colpa è delle persone. La politica non fa male a nessuno."

"La politica viene dalla parola polipo, ha i tentacoli e porta via la gente!"

tratto da "Camilla che odiava la politica" di L. Garlando

Lo chef cucina l'ottimismo...


In pieno cataclisma, il primo in classifica in Spagna è il libro di un economista.
Titolo: Viaje al optimismo.
Riassuntino: "El pasado fue siempre peor, y no hay duda de que el futuro serà mejor", il passato è sempre stato peggiore, e non c'è alcun dubbio che il futuro sarà migliore.

Evviva. Sembrerà pure il cartiglio di un cioccolatino, o quella scritta appunto ottimistica sulle catenine degli innamorati, ma certo per una ventina di euro gli spagnoli comprano in massa un antidepressivo in forma di libro. In più, l'editore si chiama Destino, e anche questo non basta. L'economista ottimista è Eduardo Punset, settantacinquenne, nonché rappresentante del Fondo Monetario nei Caraibi. E' anche, con il programma televisivo Redes, una specie di Piero Angela spagnolo.

Nel libro dimostra con argomenti scientifici che bisogna guardare al futuro con fiducia. Che la crisi economica non è planetaria, e non sarà eterna. Che per uscire dalla crisi bisogna smetterla con le vecchie categorie "destra" e "sinistra". Che "un amico è meglio di uno psicofarmaco".

Che anche una bella mangiata inviti all'ottimismo Punset però non lo dice, ma gli spagnoli lo sanno. Infatti al secondo posto c'è La comida de la familia di Ferran Adrià, lo chef degli chef. E' il primo libro di ricette del suo famosissimo ristorante El Bullì, è una raccolta di trentuno menù completi, dall'antipasto al dolce, e nell'elenco degli ingredienti indica le quantità per 2, 6, 20 o 75 commensali.

Se un amico è meglio di uno psicofarmaco, settantacinque amici ben pasciuti quanto benessere irradiano?

fonte: Giovanna Zucconi - TuttoLibri de La Stampa di oggi, sabato 28 gennaio 2012

Accadde 40 anni fa...


Moriva a Milano quarant'anni fa, il 28 gennaio 1972, Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (nato a San Pellegrino di Belluno, il 16 ottobre 1906) scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.

Nei primi anni della sua infanzia presentò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a 12 anni il pianoforte ed il violino, ma abbandonando però in seguito gli studi. A 14 anni, Buzzati si iscrisse al più rinomato liceo di Milano, il Parini, dove conoscerà Arturo Brambilla, che in seguito diventerà il suo migliore amico; i due si cimentarono anche in duelli di scrittura, da cui uscirà la prima produzione letteraria dell'autore bellunese.

Terminati gli studi superiori Buzzati mostrò le prime velleità letterarie iniziando a pensare di scrivere un romanzo, ma si iscriverà a Giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia e per proseguire la tradizione del padre (i suoi due fratelli avevano infatti intrapreso strade diverse iscrivendosi l'uno a ingegneria e l'altro a biologia).

Nel 1928, terminò gli studi universitari conseguendo la laurea ed entrò come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà successivamente redattore ed infine inviato speciale e critico di arte.

Nel 1933 uscirono i suoi primi racconti di Bàrnabo delle montagne, dove inzia a delinearsi la sua propensione per le atmosfere misteriose e complesse. Ma è del 1939 il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, che verrà edito l'anno seguente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato per evitare il richiamo al conflitto mondiale ormai alle porte).
In quegli anni Buzzati cominciò a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere.

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontò temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l'ineluttabilità del destino (I sette messaggeri) spesso accompagnata dall'illusione (L'uomo che voleva guarire).
Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari).
Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità (Un amore).

Temi ricorrenti sono quindi l'angosiosa ricerca di un senso della vita e l'irrazionale ed incondizionato rispetto di una regola ignota e tirannica. Le ambientazioni, deserti o montagne, sono loro stessi immagini simbolo dello stato di solitudine e dell'impossibilità a sfuggire dal proprio destino.
Per quesi motivi Buzzati viene spesso paragonato a Kafka, il confronto, come più volte sottolineato dallo stesso Buzzati, è però impari e Buzzati si pone in realtà come attento divulgatore delle diffuse tematiche dell'angoscia e dell'alienazione.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e non più ristampato. Il libro è una raccolta di finti miracoli che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare e ispirati alla località di Valmorel di Limana.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicò alla pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni.
Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita e che non ebbe mai luce.

Fu uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica, strizzando l'cchio anche al genere horror.

Morì di tumore al pancreas (male che già causò il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.

Curiosità: lo scrittore sudafricano J. M. Coetzee, premio Nobel nel 2003, si è ispirato alla trama de Il deserto dei Tartari per scrivere uno dei suoi capolavori, Aspettando i barbari, pubblicato nel 1980. Ancora oggi, grazie a un numero elevatissimo di traduzioni Buzzati è forse più famoso all'estero che in Italia.

venerdì 27 gennaio 2012

Bruchi che insegnano a crescere...


Scritto e illustrato nel 1969, "Il piccolo bruco maisazio" è considerato il capolavoro di Eric Carle (nato nel 1929 negli Stati Uniti e cresciuto in Germania) considerato tra i più importanti ed apprezzati autori di libri per bambini di tutti i tempi, conosciuto e ammirato in tutto il mondo. Tanto che i suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue ("Il piccolo bruco maisazio", da solo, è stato tradotto in 47 lingue ed ha venduto 30 milioni di copie).

Il protagonista è un bruco coloratissimo molto affamato, che esce dall’uovo, si aggira divorando tutto quello che trova, mele, pere, fragole, prugne, ma anche torta, salame, fette d’anguria. Al povero piccolo bruco non basta mai e riuscirà a saziare la sua fame solo divorando (come dessert?) anche una bella foglia verde. A questo punto il bruco è talmente ingrassato che è giunta per lui l’ora di costruirsi un bozzolo da cui uscirà, com’è ovvio, farfalla.

La storia è semplice e immediata ma lo scarto tra l’esposizione didattica e il risultato finale (e quindi il successo internazionale) è dato dalle tecniche di realizzazione del libro che è un piccolo ma perfetto gioiello di cartotecnica, con fustellature continue che danno alla storia un ritmo tutto particolare, distendendosi alla fine nella grande doppia pagina della metamorfosi in farfalla.

Terezin...


IL GIARDINO

E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.

Franta Bass (1930 – 1944)


LA FARFALLA

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedman (1921 – 1944)


LA PAURA

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!

Eva Picková, anni dodici, (morta 18/12/1943)

giovedì 26 gennaio 2012

Soggiogato e rapito...


Perduto è quel cuore
ad occhi azzurri legato,
e folle si culla
tra vane parole
e dolci sorrisi,
sospeso nel limbo
d'un pomeriggio d'inverno...

Piccolo e fragile
in altre acque
speranzoso si specchia,
ferito e dolente
nel non esser corrisposto.
O forse felice
d'esser esatto...

Strano il caso
che il cuore
tra laghi e occhi azzurri
solo un nastro di vento
divide e separa,
ma che un filo tenace
e sottile non spezza,
coraggioso e leggero
soggiogato e rapito...

Libertà di stampa: Italia 61a nel mondo...


Il 2011 è stato un anno grigio per la libertà di stampa e per il lavoro dei giornalisti nei 179 Paesi del mondo, secondo l'ultimo rapporto di Reporter senza Frontiere, reso noto oggi.
Il rapporto segnala che, nell'ultimo decennio, la situazione è peggiorata soprattutto nelle grandi democrazie, come negli Stati Uniti, che dal 20/o posto della classifica 2010 precipitano al 47/o nel 2011. L'Italia è 61/a, la Francia è al 38/o posto.

In Italia
Per quanto riguarda l'Italia "che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione - si legge nel rapporto -, con le dimissioni di Silvio Berlusconi si è da poco voltato la pagina del conflitto di interesse. Cio nonostante il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l'intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete".

Nel resto del mondo
Nei primi 10, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l'Estonia e l'Olanda, L'Austria, l'Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta il Capo Verde, il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l'Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l'Eritrea all'ultimo posto.
Comincia a migliorare la situazione in Tunisia (134/o), mentre l'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti nel 2011 (166/o). Il "trio infernale" resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.
In particolare in Europa, Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto ex aequo, in Europa sono la Bulgaria (80/a) e la Grecia (70/o) ad occupare le peggiori posizioni.

fonte: Rainews24.it

Il senso della felicità...



"c'è qualcosa che ti rende felice?" mi fu chiesto - sorprendendomi - un giorno...


"una sola" risposi...

mercoledì 25 gennaio 2012

Donne di (troppo?) potere...


Sòf'ja Andrèevna Bers, detta Sonja, coniugata Tolstàja (Glebovo-Strešnevo, 22 agosto 1844 – Jasnaja Poljana, 4 novembre 1919), è stata una contessa russa, moglie di Lev Nikolàevič Tolstòj, da lei confidenzialmente chiamato «Lëvočka», al quale diede tredici figli.

Assidua copista dei manoscritti di Tolstoj, oltre che sua fida amministratrice, gli visse accanto per quarantotto anni, rivelando una personalità altrettanto inquieta e attraversando con lui il dramma di una lunga e insanabile crisi coniugale che a più riprese spinse il marito ad abbandonare la famiglia.

Osteggiata dai cosiddetti tolstoiani perché restìa ad assecondare il coniuge nelle sue più ardite scelte morali, fu considerata – specie dopo la tragica morte dello scrittore – alla stregua di una moderna Santippe. Non mancò tuttavia chi la difese, apprezzando in lei non solo la donna dal carattere sensibile e deciso, ma anche la diarista e la memorialista, nonché l'autrice di narrativa.

fonte: Wikipedia

La mia recensione a "Giallo ciliegia" di G. Genisi


Bari, 2010. È la vigilia di una torrida estate e pochi eventi italiani, tranne i vicini Mondiali di calcio, sembrano scuotere il ritmo levantino della città. Il sole è già alto quando, due abitanti della Barivecchia si presentano in questura, con l'aria di essere uscite per la prima volta da quelle antiche mura. Lolita Lobosco - affascinante commissario dal carattere deciso - arriva sul posto di lavoro come sempre di buon umore.
Se non fosse per quelle due presenze inquietanti, venute apposta per lei, Lolita sarebbe già a sbrigare la montagna di pratiche che si sono accumulate sulla scrivania. Sabino Lavermicocca, bel pescatore con il vizio delle fujtine amorose, è scomparso nel nulla. Indagando nel mondo sotterraneo e omertoso annidato nel cuore di pietra della medina barese, Lolita si imbatterà in una serie di inquietanti personaggi che la condurranno fino in Montenegro. Affiancata dall'insostituibile Tonino Esposito e dal sedicente sciupafemmine Antonio Forte, la commissaria Lobosco si troverà così invischiata in una pericolosa rete di criminali e sfruttatori.

"Giallo ciliegia" di Gabriella Genisi è il secondo romanzo della sexy-commissaria Lolita Lobosco, una gustosa commedia poliziesca che reiventa il giallo meridionale in versione femminile. Come nel fortunato episodio precedente, "La circonferenza delle arance", il fulcro della narrazione sono Lolita e la sua turbolenta vita privata, il suo modo brusco e sincero di rapportarsi con amici e colleghi, la sua irriducibile capacità di affrontare il lavoro investigativo e la quotidianità con piglio deciso e ironia.

L'autrice dà dunque prova, ancora una volta, di uno stile frizzante e colloquiale, che sa rappresentare la sua amata Bari e l’animo femminile con attenzione e leggerezza, tra giallo e commedia.

E' un libro gradevolissimo, allegro, frizzante, profondo. Il ritmo è serrato, la protagonista affascinante, suadente, divertente, mai volgare. Lolita Lobosco è la commissaria imperfetta, politicamente scorretta, di gran fascino e seduzione - caratteristica tipica delle donne calde del Meridione - ma soprattutto molto autoironica.

Ne consiglio la lettura... è un giallo all'italiana davvero molto intrigante...

"La chiave di Sarah"


"La chiave di Sarah" è un film drammatico di Gilles Parquet-Brenner prodotto in Francia nel 2010, con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy (durata 111 minuti). E narra l'odissea della Shoah, affinché la storia insegni.

Julia Jarmond è una giornalista americana, moglie di un architetto francese e madre di una figlia adolescente. Da vent'anni vive a Parigi e scrive articoli impegnati e saggi partecipi. Indagando su uno degli episodi più ignobili della storia francese, il rastrellamento di tredicimila ebrei, arrestati e poi concentrati dalla polizia francese nel Vélodrome d'Hiver nel luglio del 1942, "incrocia" Sarah e apprende la sua storia, quella di una bambina di pochi anni e ostinata resistenza che sopravvivrà alla sua famiglia e agli orrori della guerra. Impressionata e coinvolta, Julia approfondirà la sua inchiesta scoprendo di essere coinvolta suo malgrado e da vicino nella tragedia di Sarah. Con pazienza e determinazione ricostruirà l'odissea di una bambina, colmando i debiti morali, rifondendo il passato e provando a immaginare un futuro migliore.

I fantasmi della Shoah...

"Exodus" di Leon Uris


"L'officina del diavolo" di Jachym Topol

"Notte inquieta" di Albrecht Goes

martedì 24 gennaio 2012

Ed è estasi...

Acqua calda avvolgente,
coccola l'essere
tra nuvole profumate,

lava i pensieri,
disperdi le parole,

sciogli gli affanni,
allontana la stanchezza.

Calma l'anima.

Incanto.

Luce fioca di muta candela
accarezza
gli occhi stanchi.

Blanda fiammella
crea disegni fantastici
sulla parete di fronte.

Scivolano le mani
sul corpo,
sfiorano.

Piacevole illusione
dolce torpore
lento naufragare.

Ed è estasi.


by Paola Malcotti

Musica e caffè? In biblioteca!


Non solo libri in biblioteca, ma anche musica, riviste, una caffetteria, sale riservate allo studio e altre attrezzate per la didattica ai più piccoli. È un’idea di cultura a tutto tondo quella che ha in testa il sindaco Mattia Gottardi per la nuova biblioteca di Tione, in grado di accogliere i giovani e cancellare quel sentore di polvere e noia che luoghi come le biblioteche faticano a scrollarsi di dosso.

Non cambia il posizionamento all’interno del centro abitato, infatti la nuova sede della biblioteca è stata pensata a pochi metri dall’attuale location all’interno del limitrofo edificio «Barchessa»: la struttura in passato era annessa alla caserma dei vigili del fuoco ma da anni viene di fatto utilizzata come deposito.

fonte: Denise Rocca - l'Adige di oggi, martedì 24 gennaio 2012

...


A volte succedono cose strane

un incontro, un sospiro, un alito di vento

che suggerisce nuove avventure

della mente e del cuore

Il resto arriva da solo

nell'intimità dei misteri del mondo


Alda Merini

lunedì 23 gennaio 2012

«Chiunque salvi una vita, salva il mondo intero...»



Oskar Schindler (Svitavy, 28 aprile 1908 – Hildesheim, 9 ottobre 1974) è stato un imprenditore tedesco, famoso per aver salvato, durante la Seconda guerra mondiale, circa 1.100 (secondo altri, come riportato sulla sua lapide, 1.200) ebrei dallo sterminio, con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di oggetti smaltati, la D.E.F. (Deutsche Emaillewaren-Fabrik), situata in via Lipowa n. 4, nel distretto industriale di Zablocie, a Cracovia.

L'eroica vicenda è pervenuta a noi grazie a un evento casuale: l'incontro tra lo scrittore australiano Thomas Keneally e Leopold Pfefferberg (Poldek), grande amico di Oskar. Keneally entrò nel negozio di Pfefferberg e così i due si conobbero. Raccontò la sua storia a Keneally che ne rimase colpito e, stabiliti contatti con gli altri Schindlerjuden (gli «ebrei di Schindler»), scrisse il romanzo La lista di Schindler da cui, successivamente, venne tratto il film "Schindler's List" (1993), diretto da Steven Spielberg.

Troverai...


Sì, in questa vita

prima o poi

lo troverai...

Sarà un attimo, magari

un lenzuolo di seta

che gioca col vento

di una finestra aperta

su oceani sporchi...

O un cofanetto

dove hai riposto

un anello da pochi euro

d'inestimabile valore...

Sì, in questa vita

troverai il decimo di secondo

che vale l'eternità...

Leggendo in attesa della Shoah...


Ci sono le pietre miliari, d’accordo. Saggi e romanzi diventati veri capisaldi per ricchezza documentale e resa letteraria. Da Anna Frank a Primo Levi, passando per David Rubinowicz ed Elisa Springer.

Ma sul tema della Shoah – anno dopo anno – la produzione pubblicistica non si arresta, quasi a segnalare un’urgenza culturale, quella di non dimenticare lo sterminio nazista degli ebrei. In occasione della Giornata della Memoria, che ricorre il 27 gennaio, l’editoria non si è fatta trovare impreparata. Sono almeno una decina i titoli che meritano una segnalazione. Proviamo a passarli in rassegna, partendo dalle testimonianze.

Le testimonianze - Tra le più interessanti, quella di Gianfranco Maris, avvocato novantenne, tra gli ultimi testimoni della Shoah. Arrivò a Mathausen-Gosen nell’estate del 1944. A distanza di quasi settant’anni, ha deciso di raccontare la sua storia insieme con il giornalista Michele Brambilla. È nato così Per ogni pidocchio cinque bastonate, che Mondadori manda in libreria il 24 gennaio.

Corre lungo il binario della testimonianza collettiva il libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri. Si intitola Voci dal Lager. Diari e lettere di deportati 1943-1945, è edito da Einaudi e prova ricomporre il tragico mosaico della deportazione politica con le testimonianze delle vittime. Sullo stesso sdrucciolevole crinale si sviluppa il testo di Karen Taieb, Abbiate pietà di mio figlio: raccoglie le lettere ritrovate dei deportati ebrei al Velodromo d’Inverno, a Parigi, dove nel luglio del 1942 furono rinchiusi, da poliziotti francesi, circa 13mila ebrei destinati alla deportazione.

Incentrato sull’esperienza femminile nei campi è il memoriale di Lucille Eichengreen: Le donne e l’Olocausto, pubblicato da Marsilio. L’autrice, deportata in un campo, in poco più di centocinquanta pagine, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Newton Compton commemora l’anniversario con due libri: Auschwitz. Ero il numero 220543, la testimonianza di Denis Avey, che per sua stessa volontà entrò nel campo di sterminio-simbolo; e La stanza segreta di Anna Frank di Sharon Dogar, che rievoca la storia di un ragazzo che durante la persecuzione nazista ha assistito alla cattura della sua ragazza, Lotte, da parte dei tedeschi.

I saggi - E sempre sulla figura di Anna Frank ruota un saggio. Si intitola I Frank ed è firmato da Mirjam Pressler, la traduttrice del Diario. È un viaggio attraverso la scoperta di testimonianze sulla famiglia della bambina ebrea-tedesca.
Bruno Mondadori manda in libreria il libro di Valentina Pisanty, Abusi di memoria. Negare, sacralizzare, banalizzare la Shoah, che attraverso la semiotica prova scandagliarne l’immagine, con l’obiettivo di provarne a rintracciare gli antidoti culturali per evitare di farla cristallizzare in un cliché. Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo di Donatella Di Cesare è invece un pamphlet sulle tesi negazioniste.

I romanzi – Infine, due romanzi. Il primo è firmato da uno dei narratori più interessanti della narrativa contemporanea, Shalom Auslander. Lo pubblica Guanda, si intitola Un’inquilina di nome Anna Frank e prova a rovesciare, in chiave surreale, il tema della Shoah.
Fazi invece punta tutto su L’albero del mondo. Weimar-Ottobre 1942 di Mauro Mazza, che mescola fiction filosofia e storia, prendendo spunto da un convegno di scrittori finanziato dal ministro della propaganda hitleriana Joseph Goebbels cui prese parte anche il giovane antifascista Giaime Pintor, accompagnato da Elio Vittorini.


fonte: Panorama.it

domenica 22 gennaio 2012

Scrivere è una questione di chimica...

Io, dovete sapere, ho un vizio: quando qualcuno mi fa una domanda, tento sempre di rispondergli. Il che non è sempre la cosa migliore da fare, perché non è detto che ogni domanda si attenda una risposta: a volte la cosa è scontata («Il signore gradisce un dolce?»), a volte è probabile («Come posso arrivare a Piazza dei Miracoli?») e a volte è sconsigliabile anche solo tentarci («Chi era quella biondina con la faccia da idiota e la minigonna con cui ti tenevi a braccetto oggi alle tre?»). Io, invece, prendo sempre le domande molto sul serio, e nessuno specchio mi sembra mai impossibile da scalare. Per cui, quando mi chiedono che cosa c’entra la chimica con la scrittura, mi sento quasi in dovere di dare una risposta; e in questo caso mi va bene, perché tra la scienza di chi sintetizza nuove molecole e l’arte di accordare parole in racconti e romanzi c’è un aspetto globale in comune, e questo aspetto è il metodo.

Un chimico, infatti, quando vuole provare a sintetizzare una molecola, agisce per stadi: ricerca, sintesi, caratterizzazione, purificazione. Esattamente come uno scrittore che decide, o che sente il bisogno, di scrivere un romanzo. Tanto per fare un esempio a caso, un romanzo giallo.

Per sintetizzare una nuova molecola, innanzitutto, bisogna accertarsi che la cosa abbia un senso: che, cioè, la molecola non sia mai stata fabbricata prima, oppure che sia possibile un modo migliore (meno tossico, più facile o, come quasi sempre accade, più economico) per ottenerla. La ricerca, appunto, che presuppone una conoscenza profonda della letteratura specifica, oltre a una conoscenza granitica dei principi primi della materia. Un po’ come lo scrittore che affronta una nuova trama per un giallo, a cui non verrebbe mai in mente di scrivere una storia come «dieci personaggi che non si conoscono vengono riuniti su un’isola deserta, uno di loro si finge morto e pian pianino uccide tutti gli altri».

Ovviamente, tutto questo se si tratta di fare cose originali; se si lavora per un’industria, di solito si è ben contenti di trovare la ricetta già pronta, e si tratta solo di adattarla al proprio impianto ed al proprio budget. Anche qui ci sono delle analogie con la scrittura: ma non quella di romanzi, quella di sceneggiature...

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fonte: Marco Malvaldi - Il Corriere della Sera online

venerdì 20 gennaio 2012

Con i libri il mondo diventa un po' più grande...

I libri si leggono da soli e si discutono insieme. È bello confrontare i gusti e le passioni. Ma è ancora più bello se pensiamo che ci sia un libro speciale, proprio come dice Baricco, che contiene un’idea del mondo da raccontare agli altri. Ed è proprio questo che vi chiedo di fare: provate a scegliere un libro, uno solo, che abbia contato nella vostra vita. Più di tutti. Un libro legato ad una stagione speciale, a un incontro, a una felicità improvvisa, a uno spazio magico. E provate a confrontarlo con quello degli altri. Perchè così, forse, quel mondo diventa un po’ più grande...

Leggere per salvarsi...

"Si legge non tanto per imparare, allora, nè in fondo per essere intrattenuti in modo intelligente: lo si fa per lasciare che quella prosa scorra su certe personali stanchezze, o sconfitte, o disfatte, e ne lenisca il bruciore, sciacquando via lo sporco della ferita. Così si legge per il puro piacere della lettura, e per salvarsi".

(Alessandro Baricco)

92 anni fa...


92 anni fa, da una famiglia borghese di Rimini, nasceva Federico Fellini, grande regista e sceneggiatore italiano.

Considerato universalmente come uno dei più grandi ed influenti cineasti della storia del cinema mondiale, Fellini fu anche vincitore di quattro premi Oscar al miglior film straniero e, per la sua attività da cineasta, gli venne conferito nel 1993 l'Oscar alla carriera.

Nell'arco di quasi quarant'anni - da Lo sceicco bianco del 1952 a La voce della luna del 1990 - Fellini ha "ritratto" in decine di lungometraggi una piccola folla di personaggi memorabili. Definiva se stesso "un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo".
Ha lasciato opere indimenticabili, ricche di satira ma anche velate di una sottile malinconia, caratterizzate da uno stile onirico e visionario.
I titoli dei suoi più celebri film, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, 8½ e Amarcord - sono diventati dei topoi citati, in lingua originale, in tutto il mondo.
Il grande regista è scomparso il 31 ottobre 1993 a Roma.

Onde mute...


Cercherò la risposta al mio disperato messaggio d'amore nelle onde del lago, al tramonto.
So già che saranno, come te, mute nel loro andirivieni.
Sempre uguale, sempre diverso e misterioso.

Sempre sincere con le spiagge che accarezzano anche di notte.

Sempre...

giovedì 19 gennaio 2012

Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei...


La grafologia è una tecnica che ha la finalità di dedurre alcune caratteristiche psicologiche di un individuo attraverso l'analisi della sua grafia. La validità e l'attendibilità di questa tecnica non sono mai state validate scientificamente, motivo per cui tali perizie non sono ammesse in ambito forense al contrario delle perizie calligrafiche, che invece servono per validare soltanto la paternità della grafia.
La metodologia d'indagine parte dal presupposto che la scrittura, superate le fasi dell'apprendimento, diventa un processo automatico, risultato delle risposte motorie ai neuroni. Il gesto grafico, quindi, viene interpretato come "gesto espressivo".

Tali risposte comportamentali non possono essere che uniche, come esclusive sono le esperienze emozionali degli individui. Da queste premesse deriverebbe la possibilità di interpretazione della scrittura per la descrizione della personalità umana, un'indagine che nella visione della scuola grafologica morettiana comprende anche l'aspetto somatico, sia dal punto di vista morfologico sia da quello espressivo. L'utilizzo della "grafologia somatica", tuttavia, è piuttosto marginale nelle ricerche e nella pratica attuale.

Il primo principio è l'analogia fra il carattere e la scrittura; in fondo quando andiamo a comperare un vestito ne scegliamo uno adatto, e perciò in qualche modo simile a noi, quindi a maggior ragione la scrittura, manifestazione intima dell'uomo, non può che essere in relazione con le emozioni e le porta a galla inevitabilmente.

Il grafologo deve essere a conoscenza dello stato d'animo e le aspettative del soggetto nel momento in cui scrive; cerca di interpretare lo stato d'animo dello scrivente in base al tipo di movimento che sta alla base dell'atto grafico. Studia il tratto: la leggerezza o la pesantezza, la direzione curva o diritta, la nettezza dei bordi e così via.

Il grafologo deve capire lo stato di spontaneità o meno dello scrivente; spesso infatti l'autore tende a mascherarsi imitando un modello o cercando di fornire una certa immagine di sé.

Un altro principio fondamentale è il simbolismo, dato che i soggetti appartenenti ad una certa cultura condividono alcuni simboli fondamentali e la scrittura stessa proietta simboli collettivi o individuali. Il colore del foglio, del tratto possono essere un simbolo di uno stato d'animo ben preciso.

fonte: Wikipedia

19 Gennaio 1944

Ti leggo dolci versi d'un antico,
e le parole nate fra le vigne,
le tende, in riva ai fiumi delle terre
dell'est, come ora ricadono lugubri
e desolate in questa profondissima
notte di guerra, in cui nessuno corre
il cielo degli angeli di morte,
e s'ode il vento con rombo di crollo
se scuote le lamiere che qui in alto
dividono le logge, e la malinconia
sale dei cani che urlano dagli orti
ai colpi di moschetto delle ronde
per le vie deserte. Qualcuno vive.
Forse, qualcuno vive. Ma noi, qui,
chiusi in ascolto dell'antica voce,
cerchiamo un segno che superi la vita,
l'oscuro sortilegio della terra,
dove fra le tombe di macerie
l'erba maligna solleva il suo fiore.

Salvatore Quasimodo

Rimorsi e saliva...


Scoprirai solo al mattino le mie tracce. Quelle di un uomo che avrebbe voluto essere tuo. Ed invece è un fantasma...
Una vita che corre, col sangue nelle vene, carbone di una locomotiva troppo avanti ormai, lontana dalla tua stazione...
Amerai, vivrai più di me...
Ricorderai tentativi d'abbraccio, dal finestrino, di fiori secchi, gettati controcorrente, dal treno in corsa...
Mi schianterò, prima o poi. Col rimorso di non aver deragliato prima. Sarebbe stata più dolce la fine con la tua saliva sulle mie labbra...

Operazione Qumran...


La storia era una di quelle a cui si crede volentieri. Il pastorello beduino che pascola il gregge, una pecora che se ne va per conto suo, lui che la insegue in una grotta e dentro alcune giare di terracotta trova un tesoro. I Rotoli del Mar Morto: la più grande scoperta archeologica del secolo scorso, assieme alla tomba di Tutankhamon, ma ben più densa di implicazioni politico-religiose, conflitti accademici, intrighi internazionali. Il racconto «funzionava», un misto di Alì Babà e della parabola evangelica della pecora smarrita.

«Peccato che la realtà fosse un po’ più complicata», fa notare Marcello Fidanzio, coordinatore scientifico dell’Istituto di Cultura e Archeologia delle Terre Bibliche di Lugano, professore di Ebraico biblico alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale a Milano. Insieme con Riccardo Lufrani, Fidanzio è a capo dell’équipe italiana che dal 1˚ febbraio sarà a Gerusalemme, incaricata di studiare e pubblicare i materiali scavati negli anni 50 nel sito di Qumran, sulla costa nord-occidentale del Mar Morto, presso le grotte dei famosi rotoli che contengono, tra l’altro, alcuni tra i più antichi manoscritti della Bibbia. L’archeologia è la chiave per comprenderli meglio, dopo sessant’anni di ricostruzioni fantasiose.

Il ritrovamento, secondo la versione ufficiale, risale al 1947. Merito di un certo Muhammad ed-Dibh («il Lupo») e forse di un altro paio di beduini ta’amireh. Ma in realtà pare che si debba risalire più indietro, agli ultimi mesi del ’46. E forse quei beduini non erano tanto pastori, quanto contrabbandieri in cerca di nascondigli per la loro mercanzia. «Ma il fatto più triste», dice Fidanzio, «è che tutte le prime testimonianze convergono su uno stesso punto: che la pergamena di cui è fatta la maggior parte dei rotoli era un materiale molto utile per fabbricare i legacci dei sandali…». Con ogni probabilità alle grotte che punteggiano la falesia di Qumran avevano già attinto altri in passato, come è suggerito anche dalla constatazione che molte giare vennero rinvenute vuote. Del resto in questa zona già nel III secolo d.C. erano stati ritrovati manoscritti biblici...

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mercoledì 18 gennaio 2012

Km Zero Slowbookstore...


L’universo parallelo della letteratura. Quello che non dà i natali a storie da premio Oscar, ma a poderosi gioielli da biblioteca. L’editoria indipendente, lontana dai cartonati nei centri commerciali, estranea alle classifiche con le stelline e allergica alle interviste-tv, da marzo avrà un suo piccolo tempio, in via Cadore, nel cuore di Milano.

I duecentocinquanta metri quadrati della libreria "Km zero Slowbookstore" ospiteranno caffetteria, tavoli da lettura, noleggio di libri. Senza disdegnare il web e le nuove tecnologie: ci saranno connessione Wi-fi, vendita di e-book e computer. L'idea è di Renzo Xodo, sessantenne con un passato da libraio a Piacenza, Venezia e nella stessa Milano, e di Ilaria Spagnoli, ventinovenne laureata in Lettere antiche, che promettono di vendere solo marchi italiani. «L'editoria indipendente deve affermarsi come formidabile opportunità di crescita culturale. "Kmzero" vuole contribuire a una diffusione democratica della cultura con un approccio alla lettura più accessibile e consapevole, ovvero slow».

Agli editori spetterà il pagamento di una quota iniziale di 800 euro al metro per trenta mesi. Ma come evitare che la libreria sia invasa dai libri di quelli a pagamento? Risponde il libraio: «Non accetto chi non ha catalogo, i cosiddetti stampatori, ma esiste un piccolo editore che non abbia mai fatto libri a pagamento?».

fonte: La Stampa online

Bruno, il bambino che imparò a volare...


Che le parole e le immagini si possano fondere in magica sinergia è sempre una speranza, ma solo a volte l'alchimia si realizza davvero. Accade con "Bruno, il bambino che imparò a volare", un libro che è insieme un racconto visionario e un album di disegni, ma anche un oggetto artistico.

E' stata Nadia Terranova, studiosa di Bruno Schulz, ebreo, scrittore, disegnatore e traduttore polacco di Kafka, (definito per le similitudini di poetica e biografia con il celebre Franz "uno scrittore più kafkiano di Kafka") a raccontare la storia di Bruno bambino quasi settant'anni dopo la sua morte avvenuta per mano nazista nell'autunno del 1942. L'essere un bambino eccezionale, il convivere con la sua testa grossa, una dissonanza che, anche se era vista dai suoi coetanei con curiosità non sempre bonaria, si rivelò per lui un mezzo straordinario per trasformare la spiacevole diversità in un'intima ricchezza, secondo il suo detto: "Maturare verso l'infanzia. Questa soltanto sarebbe l'autentica maturità".

Schulz nacque nel cuore ebraico della cittadina di Drohobycz nella Galizia orientale (oggi ucraina, ieri austroungarica e poi polacca, sovietica e in seguito occupata dai nazisti) e morì in circostanze non chiare, ma certamente ucciso dopo aver subìto ogni tipo di umiliazione e persecuzione. Il libro di Bruno ne racconta l'infanzia e fa emergere il suo rapporto con il padre Jacob, bizzarro maestro di vita, e la sua straordinaria capacità di trasfigurare il disagio e lo sperdimento in energia vitale che gli permette di "volare". Fantasia e realtà si fondono nel testo, scritto con sapienza e abilità da Nadia Terreanova, e si completano con il tratto surreale dei disegni di Ofra Amit, permettendo al libro di essere usato anche come primo e stimolante approccio per far conoscere ai bambini una delle pagine più buie della storia dell'umanità, la strage di milioni di persone: ebrei, rom, sinti, omosessuali, malati di mente, trucidati nei campi nazisti...

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fonte: La Repubblica online

martedì 17 gennaio 2012

Perché amiamo scrivere...


"L'amore per la scrittura, il desiderio di intrecciare tra loro parole da noi create, perché da esse un senso appaia, un messaggio prenda forma, è indizio di un legame fatale. Vano negarlo. Più forte e indissolubile di un affetto umano, è capace di aiutarci a comprendere la bellezza incontrata. Sa trattenere gli istanti di gioia più luminosi mutandoli in un racconto. E' una passione cui siamo predestinati, che non ci abbandona... Da migliaia di anni è lo specchio assiduo, molte volte infedele, della condizione umana... Scrivendo ci separiamo da noi stessi. Qualcosa sgocciola dal nostro interno e si fa inchiostro".

Nove sono le Muse, ma ne manca una dedicata alla scrittura - come racconta il libro "Perché amiamo scrivere" - grande atto d'amore nei suoi confronti.

Tante sono le modalità di scrivere, da quella "per dovere" alle innumerevoli per piacere, fino alla maniacalità e alle nuove grafomanie moltiplicate da Internet. Ma, sempre, si tratta di un esercizio che stimola e disciplina il pensiero.

Il filosofo Duccio Demetrio rilegge, in maniera originale, i miti dell'età classica alla ricerca delle loro relazioni con la scrittura...

Nulla accade per caso...


Dopo 16 anni dal primo libro, "La Profezia di Celestino" (oltre 7 milioni di copie in tutto il mondo), ed i successivi "La Decima Illuminazione" e "L'Undicesima Illuminazione", James Redfield è tornato con il suo quarto romanzo, un nuovo libro evento.

Nella "Dodicesima Illuminazione" incontriamo di nuovo gli eroi delle precedenti avventure, il protagonista senza nome e il suo amico Wil. Mettendosi sulle tracce di un'antica profezia, cercando di interpretare i frammenti di un Antico Manoscritto, i personaggi del romanzo intraprendono una corsa contro il tempo per sventare un complotto internazionale che affonda le sue radici nel male.

Il punto chiave è che il mondo di oggi è in preda a una profonda crisi globale, economica, politica e religiosa, che rischia di condurre l'umanità sull'orlo di una catastrofe nucleare. E' giunto quindi il momento di approfondire il percorso compiuto e, riprendendo gli insegnamenti delle undici Illuminazioni, di portare il nostro livello di consapevolezza su un livello superiore.

Guidati dalla magia della sincronicità, che va attesa con pazienza e facilitata con sincerità, il protagonista della Profezia di Celestino e il suo fido amico Wil si scontrano come sempre con le forze che si oppongono a questa nuova inarrestabile rivoluzione delle coscienze, gli Apocalittici, che stavolta hanno la fattezze di terroristi dogmatici che mirano molto più in alto, direttamente alla distruzione del mondo.

Alla fine riusciranno ad avere successo e a ricostruire passo dopo passo un messaggio che va oltre ogni estremismo ideologico o religioso, un messaggio di integrità, di pace e di salvezza per l'uomo: il messaggio che afferma la verità della Dodicesima Illuminazione.

James Redfield mescola abilmente nella sua ricerca il Karma, la Legge di Attrazione, l'etica del servizio, la minaccia nucleare e la lotta alle ideologie rigide e dogmatiche. I suoi libri sono passati da lettore a lettore per più di vent'anni. Milioni di persone hanno accolto le Illuminazioni rivelate nella Profezia di Celestino, nella Decima e nell'Undicesima Illuminazione.

I 70 di un mito...


E' stato in carcere per cambiare le coscienze, è stato candidato al Nobel per la pace, ha portato la fiaccola olimpica soffrendo di Parkinson, è stato il più grande pugile della storia, forse il più grande sportivo della storia.
Stiamo parlando di Muhammad Ali, nato Cassius Clay a Louisville, Kentucky, il 17 gennaio 1942: 70 anni a modo suo, controcorrente, a “volare come una farfalla e pungere come un’ape”, come veniva definito il suo stile sul ring, ma anche fuori.

Articoli, film e libri su Ali si sprecano: eccone 5 per comporre un puzzle completo su uno degli uomini più influenti del XX secolo (secondo il Times):

Il combattimento – Norman Mailer

Il 30 ottobre 1974, allo Stade Tata Raphaël di Kinshasa, Congo, va in scena il match più famoso della storia. Ali cerca di conquistare la corona dei pesi massimi contro il potentissimo George Foreman: sa che non lo può battere sulla forza, così si allena per incassare le sue bordate. Finchè, all’ottava ripresa, sferra due pugni che stendono Foreman. Il grande romanziere Mailer, che seguì gli allenamenti di Ali in Africa per settimane, racconta magnificamente questo evento ormai mitologico mescolando la sua sapienza pugilistica (già tirava e scriveva di boxe) in uno stile in equilibrio tra narrativa e reportage giornalistico. Da non perdere anche il bellissimo documentario sul combattimento: Quando eravamo re, di Leon Gast.

Facing Ali – Stephen Brunt

Sthephen Brunt, giornalista sportivo canadese, ha girato il mondo per raccogliere i racconti di quindici pugili che nella propria carriera hanno combattuto contro Muhammad Ali. Qualcuno vincendo (ben pochi), qualcuno perdendo (quasi tutti). Ci sono le storie degli avversari storici quali George Foreman e Joe Frazier, ma anche le testimonianze di nomi meno altisonanti, come quella “dell’incassatore” canadese George Chuvalo, o del pugile tedesco Jürgen Blin, che dopo essere stato sconfitto da Ali, tornò a lavorare in uno stabilimento di salsicce.

Con l’anima di una farfalla – Muhammad Ali e Hani Y. Ali

Scritto con l’aiuto della figlia Hana, Con l’anima di una farfalla è un’autobiografia che ripercorre le tappe della vita di Cassius Clay: l’infanzia, i successi sportivi, il ritiro, la malattia. Ma al tempo stesso si tratta anche di un testamento spirituale che in modo sincero e sereno svela i i perché di certe sue scelte: le idee in cui ha creduto, la fede religiosa, i valori che hanno sorretto la propria esistenza.

L’altra verità. Sonny Liston vs Muhammad Ali – Paolo Potalivo

Il 25 febbraio 1954 un giovanissimo Cassius Clay conquistava la cintura di Campione del Mondo dei pesi massimi, stendendo all’ottava ripresa il campione in carica Sonny Liston. Ma il colpo finale ai presenti non apparve poi così micidiale, tanto che venne soprannominato the phantom punch, il pugno fantasma. Tempo dopo, sia Liston che il suo manager, ammisero che l’incontro con Clay era in realtà truccato. L’altra verità è un saggio che ridimensiona in modo documentato la leggenda di Alì come “il più grande”, facendo riemergere Liston dall’oblio in cui è stato condannato.

Il tao di Muhammad Ali. Una storia vera – Davis Miller

Davis Miller celebra Ali raccontando la propria esperienza con il grande campione, incontrato per la prima volta a dodici anni. È la storia di un’amicizia coltivata nel tempo, una storia che vuole essere un omaggio a una delle icone dello sport mondiale.

fonte: Panorama.it

Arte in mare...

La collezione d'arte della Costa Concordia, naufragata venerdì sera davanti all'Isola del Giglio, comprende circa 6mila opere, tra opere d’arte contemporanea e pezzi di antiquariato da collezione (510 originali e 5.700 multipli) ispirate al tema della nave: l’Europa, la pace e il dialogo fra le genti.

Le opere, ospitate nelle suites e negli spazi comuni della nave, sono di 35 artisti, docenti e giovani allievi delle principali Accademie d’Arte di Europa.

Tra le altre si ricordano le tre tele “Oltremare” di Omar Galliani, il pannello “Incontrarsi” di Javier Garcerà, il ciclo dei nove grandi pannelli “Viaggio nelle città europee” dell’eclettico Aldo Spoldi, la tavola “Incontro e dissoluzione” di Jordi García Pons, l’opera “La Città della Concordia” di Fernando De Filippi e le sculture di Nicola Salvatore.

fonte: Adnkronos

lunedì 16 gennaio 2012

Donne che fanno paura agli uomini...


"Tu sei una donna che non chiede. Tu per un uomo sei l'amante ideale. E a volere essere cattive sei perfetta pure agli occhi delle mogli. Una di quelle che le fanno stare tranquille, perché troie sì, ma almeno a una certa ora se ne tornano dai figli e dal coniuge. E così il marito fedifrago si ritira a casa tutte le sere, in tempo per la cena...

Questa tipa invece, è una scheggia impazzita. Divorziata non si sa bene perché, un lavoro precario, un figlio a carico, e in più l'età biologica perfetta per riprodursi ancora. Sent'ammè, questa è una mina vagante. Per gli uomini e per le famiglie. E lui per fare lo sgargiante è rimasto fregato...

Ed ora c'ha paura, perché quella lì è la donna che gli uomini rifuggono come amante stabile. Cioè, se è molto carina si fanno volentieri un paio di scopate, ma dopo via di corsa..."

tratto da "Giallo ciliegia" di G. Genisi

Libri e cheesburger...


Londra - McDonald's sta associando ai pranzi da fast-food per i più piccoli una serie di libri indirizzati allo stesso target di età. L'accordo - concertato e stimolato dalla National Literary Trust (fondazione caritatevole britannica che incentiva la lettura) - punta a stimolare l'immaginazione dei più piccoli ormai fagocitati dalla cultura visiva digitale.

Da oggi fino al 7 febbraio Mc Donald's offrirà ai propri clienti nove milioni di copie dell'autore Michael Morpurgo, meglio conosciuto per il suo libro «War Horse», adattato recentemente a Broadway con un film di Spielberg. Ogni libro - scrive Huffington Post - verrà associato all'opera di una marionetta «per aiutare i genitori a raccontare storie di vista ai loro figli».

Eppure non tutti sono d'accordo. Il «Daily Mail» riporta una dichiarazione di Charlie Powell, direttore di Children's Food Campaigns: «Siamo di fronte a un'obesità epidemica obesità da parte dei più piccoli, questa sembra un'inappropriata strategia di marketing».

fonte: Il Corriere della Sera online

domenica 15 gennaio 2012

Addio a Carlo Fruttero...


E' morto oggi nella sua casa di Castiglione della Pescaia, a 85 anni, lo scrittore Carlo Fruttero.
Nato a Torino nel 1926, in coppia con Franco Lucentini diede vita a uno dei sodalizi piu' celebri della nostra letteratura. Tra i titoli piu' noti, La donna della domenica.
Fruttero ha svolto per molti anni attività di traduttore prima di incontrare nel 1952 Franco Lucentini e costruire con questi un team di scrittura destinato ad un grande successo di critica e di vendite. Con la sigla Fruttero & Lucentini, i due scrittori hanno firmato collaborazioni giornalistiche, traduzioni e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, molto amati dal pubblico.

Si è occupato anche di fantascienza, dirigendo, dapprima da solo e poi con Lucentini da lui "chiamato" a collaborarvi, dal 1961 al 1986 la collana Urania (Mondadori).

Nel 2007 gli viene assegnato il Premio Chiara alla Carriera. Nel 2010 gli era stato assegnato il Premio Campiello.

Una Vita da Donna Spettinata...

sabato 14 gennaio 2012

Nausea da classifica...


...
Volo
Camilleri
Faletti
Carofiglio
Mazzantini
Sparks
Allende
Coelho
Grisham
Cooper
... signore e signori, ecco a voi la classifica (immutabile) degli autori (sempre e solo) più letti...
una ripetitività che esula qualsiasi forma fantasiosa di originalità, di voglia di nuovo... ma nuovo davvero!
... ancora un po' e viene la nausea... bah, possibile che i lettori italiani siano davvero così stomachevolmente fedeli, banali, ripetitivi e scontati?
Scusate ma non riesco a crederci... Le solite classifiche truccate...

Pepys Road...

We Want What You Have. Vogliamo Quello Che Hai.

In un giorno qualunque alla fine del 2007, tutti gli abitanti di una strada qualunque di Londra trovano nella cassetta della posta un biglietto con questa frase misteriosa e minacciosa. Vogliamo tutto quello che ti appartiene. La strada si chiama Pepys Road: non esiste, ma potrebbe.
I prezzi delle case sono gonfiati a dismisura. Fra i residenti c'è Roger, che fa il banchiere nella City, ha due bambini e una moglie spendacciona: fra bambinaie, seconde case e shopping selvaggio, spende più di quello che guadagna e se non riceve il bonus milionario di fine anno rischia il fallimento. Freddy è un giovanissimo calciatore senegalese scaraventato nel benessere londinese, Petunia è vecchia e malata e non sa che suo nipote è un artista graffitaro famosissimo, Quentina è rifugiata politica dallo Zimbabwe e fa l’ausiliaria del traffico maltrattata dagli automobilisti, Zbigniew è un muratore polacco che si arricchisce fra i ricchi, e nel frattempo i Kamal d'origine pakistana sgobbano giorno e notte nel negozio all’angolo.

Capital. Nel senso della capitale, Londra, ma anche o soprattutto del capitale: la crisi finanziaria mondiale sta per travolgere anche gli abitanti di Pepys Road. Fra i libri annunciati per il 2012, questo di John Lanchester (Gola, Il porto degli aromi) è attesissimo. Uscirà in marzo da Faber. Fra gli effetti collaterali della crisi, c'è la nascita di un filone narrativo ad essa dedicato.

Recession lit, letteratura della recessione, lo chiama qualcuno: etichettando così ad esempio Union Atlantic di Adam Haslett (Einaudi) o A Week in December di Sebastian Faulks. Il finanziere protagonista del fortunato romanzo di Faulks è odioso, quello di Lanchester invece ispira qualche simpatia o empatia. Ma c'è la crisi, e We Want What You Have... Nel microcosmo di Pepys Road, che ovviamente allude al macrocosmo nel quale tutti viviamo, il lettore sa già come andrà a finire (male), i personaggi no.

fonte: TuttoLibri de La Stampa di oggi, sabato 14 gennaio 2012

Luce nel freddo...

ad una ad una

si affacciano nel freddo

le stelle

haiku di Tan Taigi

Antro della strega...

Lèggere come piume...


Tenere teneramente tra le mani un libro di carta, di leggerezza, di profumata delicatezza; tenere teneramente in mano un libro leggero per lèggere leggermente, sorridendo in un incantamento di mani, occhi e carta che fa volare il cuore come una piuma.

Perché lèggere in leggerezza, viaggiando tra le parole in contentezza, è meglio di una nuvola vera o di zucchero filato; anzi, è tutte e due insieme, dentro le storie da lèggere, leggere come piume.

«Lèggere come piume» è lo spettacolo di teatro per ragazzi proposto dalla compagnia Progetto Via Teatro 104 domenica 15 gennaio nella Casa della comunità di Nago, nell’àmbito della rassegna «Teatro a gonfie vele» dei Comuni di Arco, Drena, Dro, Ledro, Nago Torbole, Riva del Garda e Tenno, organizzata con il sostegno della Comunità Alto Garda e Ledro e la collaborazione di «Teatro per caso» e del Coordinamento teatrale trentino (direzione artistica di Paola Ruffo).

Il biglietto costa 4 euro (gratis per chi ancora non ha compiuto 3 anni), con prevendita agli sportelli delle Casse Rurali. L’inizio dello spettacolo è alle ore 16.30. Bus navetta gratuito da Riva del Garda e Arco (è consigliata la prenotazione telefonando al Servizio Attività culturali intercomunale, al numero 0464 583619).

Il servizio di bus navetta gratuito parte da Riva del Garda, all’autostazione alle ore 15.30; quindi ferma ad Arco, all’autostazione alle ore 15.45 circa. Rientro a fine spettacolo con tragitto inverso.

INFORMAZIONI
Comune di Nago Torbole, biblioteca
tel. 0464.505181
fax 0464.505625
e-mail nago@biblio.infotn.it
web www.comune.nago-torbole.tn.it

venerdì 13 gennaio 2012

"I canti del vino"...


«Non cercate la realtà qui dentro. Non soffermatevi mai per troppo tempo sulle lettere in quanto tali, ma cercate di assorbire le sensazioni, i sapori che ogni parola racchiude in sé alle diverse ore del giorno. Non leggete questo libro, assaporatelo». Anticipa così Dominik Balažka i lettori che si avvicinano alla sua antologia di poesie “I canti del vino”. Tra le fonti d'ispirazione del giovane autore di origini slovacche, diciannove anni, nove dei quali vissuti a Malcesine, anche il lago: «“Il poeta è natura o la cercherà” disse Schiller - racconta Balazka - e ogni volta che torno da un viaggio e arrivo a Nago, sento come un sussulto: il lago mi tiene in vita, di questo sono certo».

Lettura, scrittura e musica occupano le giornate del neo-poeta, oltre alle lezioni al Floriani, dove Balazka frequenta l'ultimo anno di geometri. Ma perché un ragazzo scrive poesie? «Non credo di averlo scelto, ci sono nato dentro. Non c’è un motivo, lo faccio perché sento il bisogno di farlo. Quando a 14 anni ho cominciato a scrivere poesie ero semplicemente un imitatore: leggendo un libro cercavo sempre di focalizzare l’attenzione sulle ricorrenze stilistiche dell’autore, sulla scelta delle parole, sul loro accostamento nella frase. E cercavo di scrivere qualcosa di mio, seguendo queste osservazioni. Non è stato facile, all’inizio i risultati non c’erano, ma è stata una buona scuola. William Blake è il mio autore preferito, ma più che di preferenze parlerei di periodi. Con i miei ultimi lavori sento di avvicinarmi di più a personaggi come Artur Rimbaud. Questo forse perché i testi che sono raccolti nel mio libro (distribuito online da lafeltrinelli.it) risalgono a momenti molti diversi, alcuni sono stati scritti a 14-15 anni, ed avendo lui scritto solo dai 15 ai 20 anni, lo sento molto vicino».

Da cosa prendi ispirazione? «Ho cominciato a scrivere per amore - racconta il giovane poeta - ma ho presto capito che l’amore è reale almeno quanto lo è la poesia ed il giorno in cui smetterò di essere innamorato smetterò di fare poesia. La gente non ama più, dice di farlo, ma non lo fa. Ho imparato a trarre il massimo dai piaceri semplici, da un odore, da un sapore».
Dicevamo che sei appassionato di musica. «Mi piacciono i ritmi blues - confessa Balazka - e suono la chitarra, ma sono più bravo con la penna. La musica è importante, mi ha fatto conoscere molte persone senza le quali non sarei chi sono. Suonare mi rilassa moltissimo, credo anzi di aver amato prima il blues di qualunque altra cosa. Nel libro parlo di un incontro in particolare: nel 2007 ho conosciuto Mauro Ferrarese e da lì ha avuto origine più o meno tutto, è lui che mi ha presentato Hella Nods, proprietaria di “Santo Cielo”, locale a cui è stato dedicato il libro. Al giorno d'oggi non so se scrivere poesie abbia un senso: i poeti sono superati ormai. Quello che faccio è però importante. Forse non mi leggerà nessuno o lo faranno in pochi, non m’importa: so che devo continuare a scrivere. Ed è quello che farò».

fonte: Paola Malcotti - l'Adige di oggi, venerdì 13 gennaio 2012

Assaggi (letterari) gratuiti...


Quello dell'assaggio gratuito, si sa, è un metodo di promoting vecchio come il cucco, ma che funziona sempre, anche nel settore dell’editoria digitale.

Prendiamo il Kindle Lending Program: il prestito degli eBook su Amazon è stata una delle iniziative commerciali più discusse, criticate e osteggiate del colosso di Seattle. I grandi editori si sono immediatamente chiamati fuori, quelli medio piccoli sono stati tirati dentro per i capelli, gli autori hanno aderito con un mix di scetticismo e preoccupazione. Unici contenti, i lettori “a prestito”.

In realtà c’è anche un altra categoria tra i “pro”: quella degli autori che già pubblicavano per Amazon con la formula del self-publishing e che hanno guadagnato – nella duplice accezione di “popolarità” e “dollari”.

A dichiararlo, mezzo comunicato stampa, è la società: l’aumento medio delle royalties è del 26% per gli autori che hanno messo gratuitamente a disposizione degli utenti Prime Amazon il proprio lavoro. Ciò significa che, una volta letto gratuitamente, l’eBook viene anche acquistato. O che scoperto l’autore, gli si restituisce parte del “maltolto” acquistando il resto della bibliografia digitale...

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